Chiudono gli Ippodromi: che ne sarà del “Cirigliano”

di Redazione

AVERSA. Da campioni a bistecche. Questo è il rischio che corrono i 15mila cavalli impegnati, fino a qualche giorno fa, nelle corse degli ippodromi italiani.

I lavoratori dell’ippica italiana dal primo gennaio, infatti, hanno sospeso qualsiasi attività ed hanno occupato la sede dell’ente che li gestisce l’Assi, ex Unire. Tra loro una numerosa delegazione partita dall’Ippodromo “Cirigliano” di Aversa. La situazione è comunque in una fase di stallo, il 12 gennaio si uniranno le categorie ippiche di tutta Italia. Si tratta di un settore che dà lavoro a 50mila persone e impegna 15mila cavalli. Ci sono ippodromi che già hanno chiuso o sono in via di chiusura. Uno di questi è “Arcoveggio” di Bologna, lo seguiranno quelli di Albenga, Grosseto, Ravenna e di Aversa. Il crollo delle scommesse (26%) più il taglio (del 43%) al Montepremi sta quindi facendo tremare la categoria.

L’ultimo colpo è arrivato con l’autorizzazione da parte dei Monopoli alle corse virtuali che sposteranno le scommesse dagli ippodromi alle sale giochi. Le contestazioni sono contro i tagli della’Unire-Assi (Agenzia per lo sviluppo del settore ippico) e contro quelli che vengono definiti gli sprechi dell’ex ministro Saverio Romano, sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa. Le soluzioni per i proprietari dei campioni da corsa ora sono la vendita all’estero o quella clandestina alla malavita oppure il macello, quest’ultimo illegale per i cavalli da corsa. L’ultima corsa al “Cirigliano” di Aversa si è tenuta il 31 dicembre. Con commozione a lacrime agli occhi gli addetti, allenatori, driver e scommettitori c’è stato un timido arrivederci a non si sa quando.

Intanto, in città c’è già chi pensa al futuro dell’Ippodromo come un parco residenziale o come un polo sportivo di eccellenza.

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