I neoborbonici ricordano l’ultimo Re di Napoli

di Franco Spinelli

la commemorazione di Francesco IINAPOLI. Il 27 dicembre i neoborbonici hanno commemorato a Napoli la figura di Francesco II, battezzato Francesco d’Assisi Maria Leopoldo di Borbone, morto in esilio ad Arco di Trento il 27 dicembre 1894.

Figlio di Ferdinando II di Borbone e della prima moglie Maria Cristina di Savoia (figlia di re Vittorio Emanuele I), che morì appena cinque giorni dopo il parto, fu il quinto ed ultimo re Borbone sul trono di Napoli e, in assoluto, l’ultimo re del Regno delle Due Sicilie, dal 22 maggio 1859 al 13 febbraio 1861.

Nella retorica risorgimentale e post-unitaria, mentre Vittorio Emanuele II fu noto come “il re galantuomo”, Cavour come “il tessitore”, Garibaldi “L’eroe dei due mondi”, Enrico Cialdini “il generale di ferro” e Nino Bixio “il liberatore”, il Sovrano delle Due Sicilie, sconfitto e detronizzato, si vide invece affibbiare, anche a livello quasi ufficiale, il malevolo soprannome di “Franceschiello”, datogli dai cronisti dell’epoca per ridicolizzare la figura di un sovrano che aveva perso il proprio Regno (anche “Esercito di Franceschiello” è un modo di dire tuttora usato per indicare un gruppo di soldati o di persone incapaci ed indisciplinate).

In un altro ambito troviamo l’altro soprannome, un po’ più affettuoso, di “Re lasagna” o “Lasa”, coniato per lui dal padre a causa della passione nutrita per le lasagne e molto in uso tra gli storiografi del tempo. Molti storici hanno sostenuto che “Franceschiello” fosse il nomignolo con cui si riferiva a lui proprio il popolo del suo regno.

Per l’occasione abbiamo intervistato il professor Gennaro De Crescenzo (scrittore ed esponente del movimento neoborbonico, che invece ha sottolineato come Re Francesco II fu un “uomo che seppe fare grande il Sud”, quel Sud che da “capitale culturale” oggi è divenuto “capitale di nefandezze innominabili”), Alessandro Romano, della “Rete delle Due Sicilie” (secondo cui “Francesco II lasciò il trono per evitare il disastro della guerra”, lanciando “un messaggio ben preciso”, ossia che “gli errori e quanto abbiamo subito non fossero pretesto di vendetta”), Marina Carrese, editorialista de “Il Giglio” (la quale, sul fatto che pochi conoscano la figura di Re Francesco II, ritiene che vi sia stato un “lavoro scientifico di cancellazione della memoria storica”nonostante fosse “una persona di grandissima dignità, come re e come uomo”; mentre sul Risorgimento, la Carrese sostiene che “ha rimosso il fondamento dell’italianità, andando contro la cultura italiana, la fede e la tradizione, e instaurando uno Stato che ha cercato di farsi patria ma non ci è riuscito”).

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