Appalti e camorra: sequestrate imprese Mastrominico

di Redazione

Enrico FabozziSAN CIPRIANO. Nove ordinanze di custodia cautelare eseguite dai carabinieri del nucleo investigativo di Caserta nei confronti di nove persone ritenute responsabili, a vario titolo, di concorso esterno in associazione camorristica, estorsione, …

…turbativa delle operazioni di voto mediante violenza e minaccia, corruzione, impiego di denaro di provenienza illecita e ricettazione, reati tutti aggravati dalla finalità di agevolare il clan dei casalesi. Tra gli arrestati l’ex sindaco di Villa Literno Enrico Fabozzi (attualmente consigliere regionale della Campania), gli imprenditori Pasquale e Giuseppe Mastrominico di San Cipriano d’Aversa (Caserta), già coinvolti nell’inchiesta sugli appalti G8 dell’Aquila, Vincenzo Caiazzo,Nicola Caiazzo(ex consigliere comunale) e Giovanni Malinconico di Ailano (Caserta).

IL “PATTO”. I provvedimenti, emessi su richiesta dei pm della Dda di Napoli, Antonello Ardituro, Marco Del Gaudio ed Enrica Parascandolo, costituiscono l’epilogo di un’articolata indagine che ha permesso di riscontrare l’esistenza di un patto criminale fra il clan Bidognetti e Fabozzi, fondato su un accordo generale mirato a garantire al clan il controllo e la gestione degli appalti e delle risorse pubbliche in cambio del sostegno elettorale e di tornaconti economici, personali ed elettorali. La “genesi” dell’accordo si inquadra nel 2003 quando Fabozzi, a cavallo delle elezioni comunali, incontro Luigi Guida, alias “‘O Drink”, esponente di spicco dei Bidognetti, e Nicola Ferraro, nell’abitazione di quest’ultimo. Secondo gli investigatori, in quell’occasione fu decisa la strategia criminale da utilizzare per manipolare le gare d’appalto al fine di favorirne l’aggiudicazione alle imprese di riferimento della criminalità organizzata. Dalle indagini è emerso che l’interesse prevalente dell’ex sindaco siano stati gli affari connessi all’esercizio della carica pubblica. Soldi che facevano muovere un accordo stabile con i Bidognetti e Guida e, ancor di più, con Massimo Iovine per il tramite di Vincenzo Caiazzo, detto “Stefano”, futuro suocero di Iovine e del fratello di un collaboratore di giustizia, Tammaro Diana. Un accordo, tra l’altro, raggiungo nel periodo (2003-2008) in cui Massimo Iovine era impegnato in una sanguinosa faida di camorra tra le fazioni dei Bidognetti e degli Schiavone per il controllo del territorio di Villa Literno. Fabozzi,deve rispondere anche dei reati di corruzione elettorale, insieme a Nicola e Vincenzo Caiazzo, e, insieme a Malinconico, di corruzione per le utilità versate dall’imprenditore al sindaco dopo l’attribuzione a suo favore di un importante appalto di circa 14 milioni di euro.

GLI IMPRENDITORI. L’indagine, inoltre, ha individuato alcuni imprenditori di riferimento della camorra casalese, tra cui Raffaele Garofalo, 38 anni, di San Marcellino, imparentato con un noto esponente del clan Bidognetti, Raffaele Maccariello, e in rapporti diretti con Anna Carrino, ex compagna del boss Francesco Bidognetti e oggi collaboratore di giustizia. Mentre i Mastrominico e Malinconicosono accusati di concorso esterno nella fazione del clan capeggiata dal boss Antonio Iovine, alias “‘O Ninno”, arrestato un anno fa dopo quindici anni di latitanza.

L’INCHIESTA FERRARO.

L’ex sindaco si era sospeso dal Pd nel luglio 2010 al tempo della prima inchiesta che l’aveva coinvolto, quella che portò all’arresto dell’ex consigliere regionale di Casal di Principe Nicola Ferraro. In uno stralcio dell’ordinanza della magistratura, il pentito Emilio Di Caterino rivelò che Ferraro avrebbe trattato con Fabozzi per incidere nell’aggiudicazione di un appalto del valore di un milione di euro; appalto che sarebbe poi stato aggiudicato alla persona indicata dal clan dei casalesi.

RAPPORTI BOSS-SINDACO DI SAN CIPRIANO. Gli imprenditori Mastrominico, come emerso dalle indagini, sono in grado di muoversi su tutto il territorio regionale, come dimostrato dall’aggiudicazione di un importante appalto del Comune di Gragnano (Napoli). Circostanza, questa, posta in relazione ad altre emergenze investigative dalle quali è risultato che i Mastrominico sono stati individuati come imprenditori di riferimento del clan Iovine sul territorio di San Cipriano grazie al rapporto di stretta collaborazione che, si legge in una nota della Dda,”si era instaurato tra il boss Enrico Martinelli, 47 anni, oggi detenuto al 41bis, ed il sindaco di San Cipriano, suo omonimo”. “In particolare – spiega la nota dell’antimafia – i rapporti fra i due Enrico Martinelli sono risultati dagli accertamenti compiuti dai carabinieri a seguito di una perquisizione in un covo individuato durante le ricerche di Antonio Iovine e di Enrico Martinelli, durante il quale fu rinvenuta una vecchia macchina da scrivere che riportava impresse le tracce di una corrispondenza fra i due Martinelli. Tra le lettere, una riportava la direttiva del boss al sindaco di assegnare l’appalto per la ristrutturazione del cimitero di San Cipriano ai Mastrominico, ricordandogli l’impegno elettorale del clan in suo sostegno”.

IL PD CAMPANO: “FABOZZI ERA SOSPESO DA UN ANNO”. Poche ore dopo l’arresto di Fabozzi è giunta una nota del coordinamento campano del Partito Democratico, a firma di Enzo Amendola, segretario regionale Pd Campania, e Giuseppe Russo, capogruppo Pd al consiglio regionale Campania. “Il Pd della Campania ribadisce che allorquando i soli mezzi d’informazione avanzarono sospetti sul possibile coinvolgimento di Enrico Fabozzi in indagini su rapporti tra politica e criminalità organizzata, ed anche in assenza di qualsiasi rilievo formale di natura giudiziaria, ha provveduto da circa un anno e mezzo a sospendere Fabozzi dal partito e dal gruppo regionale. Riteniamo – continuano Amendola e Russo – che sui legami tra politica e camorra tutti i partiti hanno il dovere di alzare barriere invalicabili. Pur sicuri e fiduciosi che gli organi inquirenti faranno luce su questa complessa e tragica vicenda, il Pd non esiterà a ribadire l’appoggio e il pieno sostegno all’iniziativa della magistratura in corso”.

I SEQUESTRI. Nel contesto dell’operazione, il gruppo Guardia di Finanza di Aversa ha anche dato esecuzione al sequestro di beni, società e conti correnti riconducibili ad alcuni indagati, ritenuti collegati alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi. Sequestrate le società: Astro Costruzioni Srl con sede a Caserta, frazione Casolla; Mastrominico Costruzioni Srl, con sede a Caserta, frazione Casolla; Edilizia Panoramica Fiuggi Snc di Mastrominico Pasquale e Mastrominico Giuseppe con sede a San Cipriano d’Aversa (Caserta); Giovanni Malinconico Spa con sede a Napoli, che, secondo gli investigatori, risultano essere state il veicolo di reimpiego del denaro provento illecito dell’associazione a delinquere individuata nel corso delle indagini condotte parallelamente dall’Arma dei Carabinieri.

Pasquale Mastrominico Giuseppe Mastrominico Raffaele Garofalo

Pasquale Mastrominico

Giuseppe Mastrominico

Raffaele Garofalo

Nicola Caiazzo

Vincenzo Caiazzo

Giovanni Malinconico

Nicola Caiazzo

Vincenzo Caiazzo

Giovanni Malinconico

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