In mostra la divisa garibaldina del Tenente Macrì

di Redazione

Giuseppe MacrìSANT’ARPINO. Sarà presentata al pubblico domenica mattina la divisa militare garibaldina del Tenente Giuseppe Macrì, ricostruita dagli alunni dell’Istituto Statale d’Arte “San Leucio” di Caserta e dall’atelier “Le Muse” di Angela Tartaro e Carolina Raucci.

La manifestazione, ideata ed organizzata dalla Pro Loco di Sant’Arpino guidata dal Presidente Aldo Pezzella, si svolgerà all’interno della cappella cimiteriale che ospita le spoglie del Macrì a partire dalle ore 11 e rientra nell’ambito delle manifestazioni previste nel comune atellano in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia.

L’idea che ha visto operare fianco a fianco il sodalizio culturale atellano e l’istituto guidato dal Professor Giuseppe De Nubbio, intende valorizzare la grandezza del tenente garibaldino testimoniata dall’importante contributo offerto per l’unità nazionale e dall’immensa generosità riservata ai santarpinesi cui lasciò in eredità il maestoso Palazzo Ducale insieme a borse di studio e somme di danaro da dare in beneficenza ai poveri. “In tale alveo di riconoscenza e amore verso i protagonisti della storia nazionale e locale – dichiara il presidente Pezzella – s’inserisce l’iniziativa di ricostruire la divisa militare del tenente che nei decenni passati già era custodita nella cappella. Non a caso la “nuova” copia sarà conservata proprio nel simulacro dedicato alla memoria del Macrì”.

Animato da sentimenti patriottici, il giovane e prestante messinese si unisce ai garibaldini al momento dello sbarco in Sicilia e marcia al fianco dell’Eroe dei Due Mondi fino alla battaglia finale sul fiume Volturno. I garibaldini si accampano nelle vicinanze di Aversa ed il giovane picciotto viene a conoscenza della presenza vicina di un piccolo paesino di poche migliaia di anime dal nome Sant’Arpino, nato sulle rovine di Atella, città osca preesistente a Roma.

 Giuseppe Macrì, animato dalla grande passione per lo spiritismo, viene colpito fortemente dalla notizie dell’esistenza, in questo borgo, di un antico palazzo ducale abbandonato da anni ed infestato da spiriti ultraterreni, che vivono indisturbati fra le centinaia di stanze abbandonate del settecentesco palazzo. Decide dunque di andarlo a vedere e di conseguenza abbandona l’accampamento per qualche ora. Giunto sul posto rimane abbagliato dall’imponente mole che si scaglia solitaria sulle casette del paese circostante, rimanendo visibile per diverse miglia intorno.

Dopo anni di onorato servizio nell’Esercito Italiano viene congedato con il grado di tenente dei granatieri e nel 1903 compra il palazzo degli antichi duchi di Sant’Arpino. Fissa dunque la sua dimora nel palazzo ducale, dove trascorre gli ultimi trenta anni della sua vita, durante i quali aiuta i poveri del paese, si dedica al commercio della canapa ed alla coltivazione dei bachi da seta, spesso convoca sedute spiritiche.Muore nel 1932, lasciando il Palazzo Ducale in eredità ai poveri del paese insieme a borse di studio per la traduzione dal francese di libri di spiritismo, ed un fondo di danaro da dare in beneficenza ai poveri ogni due novembre.

Oggi grazie alla testardaggine di un uomo che voleva unire l’Italia, il Comune di Sant’Arpino è in possesso di un bene architettonico e storico di immenso valore. Non a caso l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Eugenio Di Santo ha avviato l’iter per mutare il nome della piazza principale del paese, dedicandola proprio al Macrì. Tale proposta ha già ricevuto il placet del Prefetto di Caserta.

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