San Tammaro, il palazzetto dello sport dimenticato

di Redazione

 SAN TAMMARO. San Tammaro ad un primo sguardo sembra una città in controtendenza. Mentre tutta la provincia (Caserta in primis) vede un esodo massiccio dei suoi abitanti, i tammaresi continuano ad aumentare.

Questo trend, partito dalla seconda parte degli anni novanta, tutt’oggi non accenna ad arrestarsi. Nonostante la discarica di Maruzzella, la comunità cittadina si arricchisce continuamente con la diffusione di zone residenziali e la costruzione di strade che rendono la viabilità piu’ scorrevole.

A ben vedere, però, San Tammaro è nell’accezione negativa una città classica nel panorama italiano. Un’amministrazione comunale sciolta nel 2005, per “gravi ingerenze della criminalità organizzata”, diversi esempi di abuso edilizio sottoposti poi a sanatoria ed una serie di opere pubbliche costruite con l’impiego di tanto cemento ma con poca testa, sono esempi classici del mal governo nel Belpaese.

Un esempio eclatante di malgoverno tammarese e depauperamento dei fondi pubblici è la struttura sportiva in via XXIV maggio. Questa struttura è stata utilizzata solo tra il 1992- ‘93 per essere poi lasciata all’incuria ed al degrado. Nella sua costruzione originale il fabbricato, conteneva un campo dalle dimensioni regolamentari per poter ospitare partite di basket, di volley o di pallamano, come fu la sua ultima destinazione. Spogliatoi a norma, con docce funzionanti ed illuminazione in perfette condizioni. All’esterno un ampio spazio che poteva fungere anche da parcheggio, ed un muro di recinzione che era abbellito con siepi di media altezza.

Si tratta di una struttura che all’inizio aveva ospitato una polisportiva, e poteva essere destinata ad uso pubblico vista l’alta percentuale giovanile che incide sulla popolazione. Tuttavia, già dai primi periodi post-costruzione, l’uso del palazzetto sembrava essere di secondaria importanza rispetto alla sua edificazione ed allo stanziamento di fondi a tal fine. Gli stessi materiali impiegati si rilevarono subito di scarsa qualità in quanto, le infiltrazioni d’acqua erano costanti, andando a rovinare anche la pavimentazione e le guaine che dovevo proteggere gli atleti dagli eventi atmosferici erano del tutto inefficaci.

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Ciò che tuttavia doveva mettere in allarme i cittadini, fin dai primi mesi, era la mancanza di manutenzione ordinaria della struttura. Perché costruire un impianto così importante e non avere alcuna intenzione di utilizzarlo? Perché lasciarlo pian piano alla distruzione degli agenti atmosferici quando all’inizio, sarebbero bastate poche decine di migliaia di euro per mantenerlo funzionante? Il risultato di anni di abbandono ha reso la situazione ancora più desolante di quella che si potesse immaginare. Un rudere è ciò che resta della struttura, i vetri completamenti fracassati, le porte divelte, addirittura parti del tetto trafugato. Lo spiazzale è divenuto una sorta di terreno incolto con alberi cadenti o sterpaglie e rifiuti depositati sul lato posteriore del cortile. I residenti della zona ci hanno segnalato che il sito prima di essere saccheggiato perfino dei servizi igienici, è stato luogo di ritrovamento da parte delle forze dell’ordine di un’ingente refurtiva, per poi divenire una discarica a cielo aperto. Successivamente i senzatetto e i balordi che avevano occupato la struttura, sono stati scalzati da tossici e spacciatori del luogo.

La palestra, da centro di aggregazione, si era trasformato in un vero e proprio covo criminale. Mentre stiamo cercando di documentare al meglio, per i nostri lettori, le vergognose immagini della decrepita facciata del palazzetto, una macchina ci si affianca. Nemmeno il tempo di tre scatti e qualcuno aveva già avvertito il sindaco tammarese, che “individui sospetti”, armati addirittura di macchina fotografica e taccuino, stavano minacciando la sicurezza del quartiere e della struttura.

Il sindaco Emiddio Cimmino, ormai in carica da tre anni, ha premura di fornirci informazioni sulla sua mancanza di responsabilità e soprattutto di mezzi economici per risolvere questo gravoso problema. Questo progetto fu del tutto scellerato e fatto solo a fini speculativi, in quanto, la struttura funzionò solo per il periodo tra il 1992/’93, e già nel 1995, quando si tenne il consiglio comunale nel palazzetto, questi era cadente. Oltre ad essere un impianto che per gli altissimi costi non era appetibile ai privati, nessun gruppo sportivo aveva mai corrisposto un canone di locazione, era ingestibile anche per le esangui casse comunali.

Diverse amministrazioni si sono succedute tra ribaltoni e scioglimenti camorristici e il palazzetto è caduto, chissà quanto involontariamente, nel dimenticatoio. Gli stessi residenti della zona hanno presentato esposti circa un luogo di degrado così marcato da essere terra di ratti ed inoltre di sversamenti . Numerosi camioncini di dubbia provenienza (operatori ecologici?) sversano rifiuti o caricano legna abbattuta dagli alberi rimasti per farne legna da ardere. Visto che una risposta ufficiale non è arrivata, ci siamo fatti noi latori del messaggio. Cimmino ci ha risposto che un intervento di bonifica del perimetro ha già comportato un esborso di 25000 euro e lo condizione igieniche sono migliorate.

E’ nostro obbligo far notare che fino ad ora, tuttavia, non è stato paventato alcun provvedimento da parte dell’amministrazione cittadina, né si pensa ad un possibile progetto di recupero dell’immobile. Anche qui il primo cittadino ha replicato sicuro dicendo che, mentre la costruzione ha comportato un esborso di 2 miliardi di lire, la sua ristrutturazione comporterebbe lo stanziamento di 1,5 milioni di euro. Ma allora che ne sarà di questo monumento alla mala amministrazione?

Se verranno assegnati a San Tammaro i fondi europei sarà possibile costruire lì la “Palestra della Legalità” altrimenti, l’unica soluzione praticabile sarà l’abbattimento dell’edificio in quanto a detta del sindaco le priorità sono altre, come programmi di assistenza agli anziani o costruzione di uno spazio verde in una zona di forte abusivismo edilizio.

Al di là delle rassicurazioni del primo cittadino, questi non può certo ignorare il diritto della popolazione ad esprimere il dissenso adducendo come motivazione che i residenti di questa zona sono proprietari di costruzioni abusive (oltretutto condonati) o non a norma ed inoltre sapevano della presenza della struttura lasciata allo sfacelo.

Inoltre, pur riconoscendo alla giunta Cimmino l’impegno nel ripianare il buco di bilancio lasciato loro in eredità, il “caso del palazzetto” che crea problemi di vivibilità prima che di decoro, non avrebbe già dovuto trovare una soluzione? Oppure ci sarà un nuovo rinvio alle calende greche, in attesa di fantomatici fondi, come è stato per più di quindici anni?

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