Camorra, pizzo anche sui manifesti elettorali: 10 arresti nel casertano

di Redazione

 CASERTA. Pretendevano il pagamento de pizzo anche sulle affissioni dei manifesti elettorali dei candidati alle elezioni regionali e provinciali.

Con l’accusa di estorsione aggravata dal metodo mafioso, dieci persone ritenute legate ai clan Belforte e Piccolo di Marcianise sono state arrestate lunedì mattina dalla squadra mobile di Caserta. L’operazione “Wild Poster”, coordinata dalla Procura antimafia di Napoli, ha svelato diffuse e capillari attività estorsive perpetrate dai due clan di camorra, in passato protagonisti di una sanguinosa faida, nella zona fra Caserta e Marcianise.

Gli arrestati sono: Raffaele Bellopede, 56 anni, di Marcianise; Fabio Buanno, 48, di Marcianise, ritenuto organico al clan Piccolo; Gennaro Buonanno, alias “Gnucchino”, 62 anni, di Marcianise, già detenuto ai domiciliari a Roma e considerato esponente dei Belforte; Giovanni Buonanno, 29 anni, di Marcianise, figlio di Gennaro; Concetta Buonocore, 49 anni, di Caserta (moglie di Antonio Della Ventura, alias “’O Cuniglio”, già detenuto), Salvatore Buttone, 34 anni, di Marcianise, fratello di Bruno, detenuto, ritenuto elemento di vertice dei Belforte; Arcangelo Gagliardo, 39 anni, di Maddaloni; Nicola Petruolo, 33 anni, di Portico di Caserta; Pasquale Piccolo, 51 anni, alias “Rockfeller”, ritenuto il reggente del clan Piccolo; Roberto Trombetta, 47 anni, di Marcianise, fratello di Luigi, ritenuto ai vertici del clan Belforte.

La costante attenzione investigativa riservata negli ultimi anni dalla Squadra Mobile di Caserta, sotto l’egida della Procura Antimafia di Napoli, nei confronti dei clan Belforte, detti “Mazzacane”, e Piccolo, soprannominati “Quaqquarone” – storiche consorterie camorriste, protagoniste, nel corso degli anni ’90, di una sanguinosa faida per il controllo delle attività illecite nel comprensorio di Marcianise e Caserta – ha permesso di rilevare l’attuale e piena operatività nel settore delle estorsione delle due organizzazioni che, una volta contrapposte, anche per fronteggiare l’incisiva azione di contrasto attuata da magistratura e forze dell’ordine, sembrano avere stretto un patto di non belligeranza, al punto che, nel corso delle indagini venivano rilevati rapporti e contatti tra Buanno, uomo di fiducia di Pasquale Piccolo, considerato il reggente dei Quaqquaroni, e Giovanni Buonanno, figlio di Gennaro, considerato figura storica dei Mazzacane e tra i fondatori del clan.

In particolare, le indagini hanno svelato alcuni episodi estorsivi perpetrati tra il 2008 ed il 2010 dai destinatari dell’odierna misura, evidenziando un rinnovato attivismo da parte di esponenti del perdente clan Piccolo, impegnati in sistematiche e diffuse attività estorsive sul territorio, favoriti dall’indebolimento dell’avverso clan Belforte, ormai falcidiato dalle pesanti condanne che hanno colpito i suoi capi storici e dalla scelta collaborativa di alcuni affiliati di vertice. Infatti, nello stesso contesto investigativo, tra il 2009 ed il 2010, nel corso di successive operazioni di polizia, erano stati già arrestati per vari reati associativi alcuni affiliati ai Quaqquarone, tra i quali Andrea Letizia, 35 anni, di Marcianise, divenuto, secondo gli inquirenti, il reggente del clan; Michele Maietta, 28 anni, di Marcianise; Salvatore Ricciardi, 28 anni, di Maddaloni; Antonio Nacca, 31 anni, di Caserta; Mario Russo, 26 anni; Domenico Piccolo, 36 anni, di Marcianise; Pietro De Lise, 40 anni, di Portico; Salvatore Silvestre, 42 anni, di Cardito (Napoli); Antonio Di Leo, 39 anni, di Marcianise, fratello naturale di Mario Russo.

Nonostante i colpi inferti, il prosieguo delle indagini ha svelato come entrambi i clan abbiano continuato le loro attività vessatorie nel comprensorio, evidenziando, riguardo al clan Piccolo, il ruolo apicale assunto da Pasquale Piccolo, alias “Rockfeller”, dopo l’arresto di Andrea Letizia.

Tra le varie ipotesi delittuose contestate agli indagati nell’ultima misura cautelare, per la gravità indiziaria delle condotte realizzate, spiccano le estorsioni poste in essere da Fabio Buanno e da Pasquale Piccolo, per conto del clan Piccolo, nonché da Salvatore Buttone, da Nicola Petruolo e da Giovanni Buonanno, per conto del clan Belforte, e da Concetta Buonocore, quale “rappresentante” dei Belforte nella città di Caserta, a danno di un imprenditore a cui era stato affidato, in tutta la provincia di Caserta, il servizio di affissione dei manifesti elettorali dei candidati delle consultazioni provinciali e regionali della primavera del 2010, costretto a pagare 25mila euro agli emissari delle organizzazioni camorriste.

Tra le vittime delle estorsioni anche alcuni caseifici di Caserta e Marcianise, ai quali gli emissari dei clan imponevano il pagamento di rate estorsive in concomitanza delle festività natalizie e pasquali.

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