Dramma della follia, si riapre dibattito su sicurezza al ‘Moscati’

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Il dramma della follia dell’altra sera, che ha visto la morte di un immigrato tunisino, riapre la discussione anche sulla sicurezza fisica, sull’incolumità degli operatori sanitari del “Moscati” …

… che si conferma essere un presidio sanitario di frontiera e per questo dovrebbe essere dotato di un drappello ospedaliero così com’era fino a un paio di anni or sono. Nel giro di una settimana, in pratica, si sono registrati due episodi che hanno avuto come vittime operatori sanitari all’interno del nosocomio aversano. Il medico dell’altra sera, pur essendo un operatore del 118, infatti, è stato ferito dall’immigrato all’interno della struttura ospedaliera.

Una testata in pieno volto gli ha provocate ferite lacero contuse al labbro e all’interno della bocca con danni anche ai denti. In precedenza, la scorsa settimana, un altro sanitario era stato aggredito da un familiare di un paziente che lamentava di non essere preso in considerazione. Due episodi che avvalorano, ancora di più, la necessità di un presidio delle forze dell’ordine presso la struttura sanitaria aversana, dove fino a due anni fa stazionava almeno un poliziotto, distaccato dal locale commissariato della polizia di stato, in pianta stabile presso i locali del pronto soccorso. Una presenza che è cessata a causa della contrazione di personale di polizia, la cui presenza presso l’ufficio di Aversa è notevolmente sotto organico.

Una situazione quella della sicurezza all’interno dell’ospedale “Moscati” che fa dire a Franco De Lucia, responsabile della Cgil per l’Asl di Caserta che “il problema non è stato affrontato ufficialmente dalle organizzazioni sindacali, ma è auspicabile che presso un presidio sanitario che è posto al servizio di un territorio particolare ci sia, così come in precedenza, un minimo di presenza di forze dell’ordine, dello Stato per tutelare chi presta la propria opera in condizioni già disagiate”. Ed in questo senso, l’esponente della Cgil ricorda come più volte è stata evidenziata la carenza di personale proprio presso il pronto soccorso.

“Credo – ha concluso De Lucia – che non a caso certi episodi si verificano presso il pronto soccorso. La carenza di personale, la politica dell’azienda sui rientri si riflette sull’utenza che, spesso, è esasperata e sfocia in episodi di violenza che, comunque, non possono essere giustificati e sopportati dal personale sanitario che svolge il proprio delicato compito in un contesto che definire difficile è puro eufemismo”.

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