Tempo prolungato a scuola, è “scontro” a Succivo

di Redazione

 SUCCIVO. Diatriba continua a Succivo, dove due fazioni si scontrano pro e contro la settimana corta a scuola con un rientro pomeridiano rimanendo a scuola e mangiando un panino.

“Se la vita sociale e professionale si articola sul ritmo di lavoro settimanale di cinque giorni, – dicono i fautori – anche la scuola deve adeguarsi a questo ritmo, perché essa è funzione della società”. Partendo da questo assunto, una serie di ulteriori considerazioni: il ragazzo ha diritto di partecipare ai vantaggi dell’aumento del tempo libero e, di conseguenza, alle maggiori possibilità di riposo e di ricreazione; il blocco di tempo libero alla fine della settimana è più favorevole alla salute che un suo frazionamento durante la settimana; se il ragazzo partecipa alla vita di famiglia di sabato, libero da impegni scolastici, la forza educativa familiare viene maggiormente valorizzata”.

Da un lato, poi, c’è chi dice che mangiare il panino a scuola si ripercuote negativamente sull’alunno e chi ricorda che il dottor Giacomo Iovinella, incaricato dell’Asl Caserta distretto 18, ha rilasciato, per iscritto, il suo parere favorevole al consumo di un pasto freddo una volta a settimana nelle aule, come del resto tutti sono favorevoli al consumo della merenda di metà mattinata che per i favorevoli “non è come pensano i facinorosi una perdita di tempo per alunni ed insegnanti, ma un forte momento educativo sul piano sociale. Inoltre, il dottor Giuseppe Mitrano, valente endocrinologo e nutrizionista succivese, ha affermato in modo ufficiale che “va beneil classico panino (integrale sarebbe l’ideale perché è anche il meno calorico, ma anche casereccio o ai cereali sono perfetti in questo modo si garantisce un giusto apporto di fibre) con mozzarella, crescenza, bresaola, roastbeef, prosciutto crudo e cotto sgrassati, purché inserito in un corretto regime alimentare, cioè non precedente una pizza o seguente una grossa fetta di dolce”.

Sull’argomento intervengono anche le insegnanti, che però evidenziano un altro aspetto del problema: “Non ci va più di essere additati al pubblico disprezzo per essere quelli che lavorano poco. – afffermano – Non ci va di essere considerati oltre che quelli che hanno ‘quattro mesi di vacanza’ anche quelli che desideranola settimana corta per continuare a non far niente, come ha detto a voce alta in quella riunione l’autoproclamatosi comitato dei ‘Genitori stanchi di subire soprusi’. Vorremmo che finalmente si sapesse chequella dell’insegnante é una professione diversa da tutte le altre: più che un lavoro, è una missione; l’insegnante ha nelle sue mani ‘le menti’ dei giovani, e il compito delicatissimo di ‘plasmarle’. Inoltre, il contatto con i ragazzici trasmette la giovinezza, quasi fosse un magico fluido dalle meravigliose virtù: freschezza, spontaneità, entusiasmo. Non fatecele perdere”.

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