Lo Uttaro, Tagliafierro: “Revocare decreto dirigenziale”

di Redazione

Aldo Tagliafierro MADDALONI. La questione Lo Uttaro infiamma il dibattito politico. Maddaloni ha detto no alla realizzazione del sito di stoccaggio e trattamento dei rifiuti anche speciali.

Ma il consigliere Aldo Tagliafierro è vigile affinché siano rispettati gli impegni presi dal sindaco Antonio Cerreto. “Ho apprezzato – dice – le parole del presidente Zinzi sulla questione. L’impianto è inutile e non rientra nella programmazione della gestione del ciclo dei rifiuti. La programmazione provinciale della filiera dei rifiuti rappresenta il definitivo superamento della politica delle discariche, grazie alla quale è proliferato il business della camorra. Per questo bisogna imprime una svolta e superare la confusione politica del momento, che crea solo strumentalizzazione, mentre i soliti noti si apprestano a portare avanti un progetto di devastazione ambientale per oltre 10 anni. L’obiettivo rimane quello di evitare che ben 87 mila tonnellate rifiuti ogni anno possano stazionare ed essere trattati nell’area disastrata al confine di Maddaloni”.

Zinzi è stato chiaro. Oltre che inutile, l’industria insalubre, che da qui a pochi mesi vedrà la luce a Lo Uttaro, è antitetica alla realizzazione di impianti ecosostenibili, rientranti nel progetto che la Provincia di Caserta vuole mettere a regime. E’ proprio il caso di dire che non serve a niente. “Serve probabilmente a qualcuno che ha deciso di ostacolare l’opera di bonifica e di riqualificazione del sito, ritenuto di interesse nazionale. Mi sa tanto – aggiunge il Consigliere – che questa è una decisione calata dall’alto e presa da quei politici che hanno tradito il nostro territorio e la causa ambientale. La politica ha la sua responsabilità, ma a seguito di quello che viene fuori come protesta dei Comitati e delle Associazioni, può rimediare ed anche subito”.

Tagliafierro mira direttamente alla revoca del Decreto Dirigenziale, che di fatto autorizza la realizzazione del sito e le relative immissioni in atmosfera della lavorazione dei rifiuti. Un intervento questo che secondo il consigliere è possibile. “E’ sufficiente che l’assessore all’Ambiente della Regione, Romano, convinca il dirigente a revocare l’atto. Ma deve esserci una decisa volontà, altrimenti non c’è nulla da fare. Il decreto dirigenziale – continua – è pur sempre un atto di gestione e non di indirizzo, che l’assessore può annullare in qualsiasi momento. Per questo mi sento di assolvere la Provincia, che anche in sede di conferenza di servizi ha dovuto subire la decisione calata dall’alto e voluta dai dirigenti di Romano e dai pareri favorevoli dell’Arpac e dell’Asl, che sono di diretta emanazione della Regione. La Provincia infatti ha dovuto prendere atto di questi pareri ed esprimere il suo consequenziale sì. Le polemiche quindi non servono. Servono i fatti. Serve che la Regione si attivi subito per impedire l’insediamento dell’industria insalubre. Se questo non avverrà, allora ci saranno solo certezze su chi vuole veramente causare un altro danno ambientale alla nostra terra”.

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