Manovra, salve feste del 2 Giugno, 1 Maggio e 25 Aprile

di Redazione

 ROMA. Ennesimo dietrofront sulla manovra. Questa volta riguarda le tre feste laiche che non saranno rinviate alla domenica come previsto dalla prima versione del testo.

Il Senato mantiene infatti Primo Maggio, 25 aprile e 2 giugno. Niente da fare invece per le feste patronali: resta salvaguardata solo quella di Roma, Santi Pietro e Paolo, che è nel Concordato. E’ una delle principali novità di una giornata al ralenti in Commissione Bilancio del Senato.

Nel corso dei lavori il governo è stato anche battuto su un emendamento che impone alle pubbliche amministrazioni la certificazione dei debiti delle pubbliche amministrazioni nei confronti delle imprese. Il governo aveva dato parere contrario ma Forza del Sud ha votato con l’opposizione e l’emendamento è passato. Sabato si dovrebbe chiudere in Commissione e la manovra approderà in Aula martedì 6 settembre.

Salve le feste laiche ma anche i mini-enti della ricerca e cultura, esclusi dalla soppressione che riguarda tutte le istituzioni con meno di 70 dipendenti. Novità positive anche per gli statali, nel caso di mancati risparmi dei ministeri. Non saranno i dipendenti a pagare con un rinvio della tredicesima ma i dirigenti responsabili con un taglio del 30% dei premi di risultato. Salvi anche i Fas regionali, non pagheranno al posto dei dicasteri che non risparmieranno.

La manovra “è totalmente solida nei saldi di copertura”, ha affermato il ministro dell’Economia Giulio Tremonti mettendo in risalto che “in Italia l’evasione fiscale e contributiva è enorme” e che il testo in discussione prevede “un radicale cambiamento nella strategia di contrasto all’evasione fiscale” consente un recupero di circa 700 milioni nel 2012 e di 1,6 miliardi nel 2013.

Tremonti ha anche chiarito che in manovra non ci sara’ nessuna misura di condono perche’ sarebbe un intervento “una tantum”. E ancora: per il ministro dell’Economia nella manovra non c’e’ un eccessivo squilibrio della componente fiscale rispetto ai tagli alla spesa. Il ministro ha sottolineato come “non possano essere condivisi i rilievi formulati nei confronti della manovra circa un eccessivo squilibrio della componente fiscale rispetto alla decurtazione della spesa”. Il ministro, inoltre, ha indicato che il ricorso alla spending review (previsto da un emendamento del Pd) per una corretta definizione delle necessita’ di spesa pubblica, “sia una via da approfondire e percorrere”.

Intanto, venerdì 2 settembre è scoppiato il caso coop: il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, ha criticato la stretta sulle agevolazioni. “Mi sembra – ha detto Bertone – che il mondo virtuoso delle cooperative, un mondo da apprezzare e che in tempi di crisi ha dato segni straordinari di lavoro e solidarieta’, meriti un trattamento migliore di quello che gli è stato riservato nella recente manovra economica”. Il ministro del lavoro Maurizio Sacconi ha spiegato: “Abbiamo ulteriormente riordinato e credo definitivamente il prelievo fiscale per le societa’ cooperative”. Questo, ha aggiunto, “nella consapevolezza che ci sono le cooperative a prevalente scopo mutualistico ed altre che questa prevalenza non la hanno, che hanno caratteristiche merceologiche diverse tra di loro”.

Sulle cooperative si è messa in moto anche la macchina degli emendamenti al Senato e sia il Pdl che la Lega hanno presentato un sub-emendamento fotocopia all’emendamento fiscale di Tremonti-Azzollini per salvaguardare dalla stretta sulle agevolazioni almeno le banche del credito cooperativo. In cambio si chiede un imposta di bollo sulle rimesse all’estero, salvaguardando le persone fisiche, e quindi i lavoratori immigrati in Italia. La proposta dovrebbe essere esaminata dalla Commissione domani, sabato 3 settembre.

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