Strauss-Kahn: “Ho sbagliato ma non c’è stata violenza”

di Redazione

Dominique Strauss-Kahn PARIGI. Un rientro in scena a tinte forti, che non ha tradito l’enorme attesa. Dominique Strauss-Kahn è tornato e ha lasciato subito il segno: “Ho sbagliato ma non c’è stata alcuna violenza e non ho commesso reati”.

Questo il suo commento, per la prima volta, in diretta tv, dopo le accuse di stupro a New York e l’inchiesta a Parigi. “E’ stata durissima e non ce l’avrei fatta senza mia moglie”. Una trappola? “Forse”. Un complotto? “Vedremo”. Giacca scura come il volto, teso e concentrato prima dell’atteso appuntamento a 15 giorni dal suo rientro a Parigi, l’ex direttore del Fondo monetario è stato grintoso e aggressivo, tagliente nei giudizi su di sé e sugli altri. Non ha risparmiato nessuno, quelli che hanno “parlato e detto tante cose”, i giornalisti, “quel giornale diventato un tabloid che è L’Express”, e la sua avversaria in tribunale, Nafissatou Diallo, alla quale ha promesso che non farà sconti, né accetterà accordi in sede civile: “Non c’è stato alcun reato – ha detto – il processo durerà quello che deve durare”.

E’ stato minaccioso quando ha evocato la trappola o il complotto per farlo fuori dalla corsa all’Eliseo proprio quando era favoritissimo, sornione quando ha parlato del suo ritorno in politica (“adesso mi riposo, avrò tempo per riflettere, poi vedremo…”). Ha avuto un momento di commozione, l’unico in cui si è fermato qualche secondo senza parlare, per l’omaggio ad “Anne”, la moglie senza la quale – ha ammesso – “non ce l’avrei fatta”. Poi ha ripreso tutta la sua verve salendo in cattedra sulla crisi, sul debito, sulle banche e sulla Grecia, temi – ha detto – “che continuano ad appassionarmi”.

E’ destinata a far discutere l’uscita dal silenzio che Strauss-Kahn si era imposto fin dall’inizio della sua disavventura, il 14 maggio scorso. Dal punto di vista del processo, ha ribadito la linea della sua difesa: il reato non c’è, lo sbaglio sì. E anche pesante, una “colpa morale”, nei confronti “di mia moglie – ha detto – dei miei figli, dei miei amici, ma anche dei francesi, che avevano riposto in me le speranze di cambiamento. Ho mancato – ha detto in modo chiaro e impietoso – il mio appuntamento con i francesi”. Però “non c’è stata violenza, non c’è stata costrizione, non c’è stato reato”. E qui ha attaccato il settimanale francese che, secondo lui, ha “presentato come una perizia quella che era solo la scheda di accettazione del pronto soccorso” della cameriera che lo aveva denunciato: “Nel rapporto del procuratore – ha alzato la voce Dsk – non risultava niente, né graffi né ferite”. Dietro le accuse che l’hanno portato in carcere, c’è l’interesse “per il denaro”, dimostrato dalle intercettazioni delle telefonate di Nafissatou Diallo. Per questo – ha promesso – “non ho alcuna intenzione di negoziare” in sede civile.

“Quando sei preso nelle fauci di un meccanismo del genere pensi che ti possa divorare. Ho avuto paura, molta paura. Sono stato umiliato” ha dichiarato. E ribadisce che non avrebbe “resistito” se al suo fianco non ci fosse stata Anne Sinclair, che però non avrebbe fatto questa scelta se “dal primo minuto non avesse saputo che ero innocente”. L’appuntamento con i francesi è andato, nelle primarie socialiste non vuole “immischiarsi”, anche se ha ringraziato Martine Aubry, che le è stata “sempre vicina”. Molto meno pathos per la vicenda francese, la denuncia per tentativo di violenza ai danni della giornalista Tristane Banon, risalente al 2003: “Sono stato sentito come testimone, ho detto la verità su quell’incontro, non ci fu nessuna aggressione, nessuna violenza. Non dirò altro. La versione che è stata presentata è fantasiosa, calunniosa”.

Sa che la grande occasione è passata e lui non l’ha colta, sa di aver vissuto “attacchi terribili”, giura che ha sempre “rispettato le donne” e che oggi “comprende” la loro rabbia nei suoi confronti. Rivendica di aver sempre lavorato “per il bene pubblico” e di avere a cuore l’uscita dell’Europa dalla crisi, raccomandando di aiutare la Grecia a tutti i costi, “ma non a costo della stagnazione o della recessione”. Infine, l’amarezza per aver “perduto molto” in questa storia: “E’ stata una colpa morale la mia, grave. Ma ho pagato, e pesantemente. La mia leggerezza l’ho perduta per sempre”.

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