“Rampe Giancarlo Siani”, Napoli ricorda il giornalista ucciso dalla camorra

di Redazione

 NAPOLI. 23 settembre, presso le Rampe Giancarlo Siani, già Rampe Conte della Cerra nel quartiere dell’Arenella, a partire dalle 11 si è svolta la cerimonia di commemorazione del giornalista ucciso dalla camorra 26 anni fa, in una giornata dal clima estivo.

La cerimonia, a cura del Comune di Napoli, ha visto la deposizione di fiori con la partecipazione di diverse autorità pubbliche ma soprattutto di moltissimi giovani e giovanissimi appartenenti a istituti dove Giancarlo è un modello di legalità, ma anche persone incuriosite dalla figura del giornalista rivelato nel film Fortapàsc andato in onda poche settimane fa su Rai Uno. In questa pellicola si assiste alla ricostruzione degli ultimi mesi di vita di un ragazzo di soli 26 anni che dopo una lunga gavetta stava realizzando il proprio sogno di diventare giornalista de “il Mattino”.

Il suo impegno giornaliero nell’essere informatore del lettore, senza tacere nulla anche a costo della sua incolumità, gli valse una condanna a morte. Questa fu sancita quando Siani mise in luce la soffiata da parte del clan Nuvoletta alle forze dell’ordine sul covo del latitante Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata. In un clima di tensione tra i clan, i Nuvoletta di Miano consegnarono alla polizia Gionta per sancire un patto di non belligeranza con il boss Antonio Bardellino. Impegno, tuttavia, era cominciato come giornalista precario a Torre Annunziata dove spadroneggiavano i Gionta, anni prima in cui aveva scritto circa 1000 articoli di denuncia ma anche di rivendicazione sociale. Indicativo è l’ultimo, in cui nel denunciare il fenomeno dei mini pusher della camorra metteva in luce la mancanza di assistenza sociale e alternative per i corrieri della droga definiti “muschilli”.

La manifestazione è stata aperta dalla lettura da parte del referente di Libera, Geppino Fiorenza, di alcuni tra i quasi mille pensieri dedicati dai bambini delle scuole a Giancarlo e arrivati presso il centro di documentazione anticamorra. Successivamente, ci sono stati brevi ma incisivi interventi di alcune delle autorità presenti. Mario Coppeto, Presidente della Municipalità, ha ribadito il suo impegno ad essere qui ogni anno per rendere indelebile il ricordo di Giancarlo e di concordo col direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale Diego Bouchè, ha annunciato la volontà di riscoprire la legalità attraverso la figura di Siani con progetti che saranno attuati nei vari distretti scolastici.

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Il prefetto Andrea De Martino e il presidente di Libera, don Antonio Palmese, hanno messo in luce la necessità della legalità nei comportamenti quotidiani dei giovani quale forma di lotta alla camorra. L’impegno di Giancarlo era quello di essere giornalista- giornalista, fino in fondo, per senso del dovere ed amore della verità. Il suo esempio invita ad essere veri cittadini nell’osservanza delle leggi ma anche nell’esercizio di qualsiasi attività lavorativa venga svolta. La mancanza di responsabilità, l’omertà o peggio la collusione camorristica secondo il presidente della Regione, Stefano Caldoro, hanno isolato Siani, rendendolo un giornalista solo, facile preda della ritorsione camorristica.

La cerimonia è stata chiusa dal sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che ha messo in luce il valore simbolico della figura di Giancarlo. L’esempio di questo eroe involontario, ha influenzato le scelte di molti anche dopo la sua morte. Il diciottenne de Magistris scelse infatti, gli studi giudiziari e Giancarlo Siani è la ragione per cui molti, tra cui chi scrive, hanno scelto la professione giornalistica. Il sindaco partenopeo infine, ha preannunciato con la collaborazione del Presidente della Municipalità, la costruzione di una piazza al Vomero, nel rione di Giancarlo dedicata alla “Legalità” con la presenza di simbolo che ricordi Siani nel suo quartiere.

Al termine della manifestazione, abbiamo chiesto a Paolo Siani, fratello di Giancarlo, quale fosse il carattere di questo ragazzo che sfrecciava sulla sua inconfondibile Mehari verde per le strade di Torre. La sua risposta commossa è stata quella di un fratello di cui ricorda tutta la sua spensieratezza. Non un eroe ma un giovane come tanti, che amava la vita, la pallavolo, il calcio, andare a ballare o ai concerti. Era conscio del pericolo che correva o meglio del clima di marginalità che si stava creando attorno a lui, ma era lo stesso un ragazzo positivo, di un’allegria contagiosa, molto diverso dai soloni moderni dell’anticamorra.

“Rispetto ad oggi però era l’unico a scrivere certe cose. In un clima di compiacente omertà, nessuno parlava di camorra. Oggi invece, avete la possibilità di essere tanti a parlare”, sostiene Paolo Siani. Oggi siamo in tanti a poterne parlare, ma abbiamo il coraggio e la nobiltà d’animo di seguire l’esempio di Giancarlo Siani? Questa è la domanda che dovremmo porci.

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