Flop operazione Cassiopea, Verrengia ai sindaci aversani: “Indigniamoci”

di Redazione

Gino VerrengiaAVERSA. La verità processuale spesso non corrisponde alla verità “assoluta”, ma essa è indispensabile per stabilire un punto, a volte anche discutibile, certo e fermo delle vicende oggetto del giudizio, offrendo al popolo, …

… nel cui nome si giudica, un tentativo di riequilibrio di ciò che il reato ha alterato nel contesto in cui esso è stato commesso. Il Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere ha dichiarato il non luogo a procedere per i 95 imputati, quasi tutti titolari di aziende che sversavano i rifiuti nelle nostre campagne ed autotrasportatori; il gip ha dichiarato in parte non commessi e nella restante parte prescritti i reati a carico degli imputati rinviati a giudizio a seguito dell’operazione “Cassiopea”.

Cassiopea è stata la più grande operazione in Italia e forse in Europa di indagine sul traffico di rifiuti tossici, industriali ed altro che dal nord venivano sversati, seppelliti ed occultati nel territorio della Regione Campania ed in particolare nell’agro aversano ed in alcune zone ad esso limitrofe. Dichiarava il pm Donato Ceglie: “1 milione di tonnellate i rifiuti pericolosi smaltiti illecitamente per anni dall’organizzazione criminale ramificata in tutta Italia”.

L’operazione per rilevanza sociale, economica e, consentitemi, “per alcuni riflessi sul piano politico ambientale e non solo”, poteva equipararsi a pieno titolo, anche se in ambito connesso, al processo “Spartacus” o al maxiprocesso di Palermo. Sono un assoluto garantista: gli imputati hanno esercitato un loro sacrosanto diritto richiedendo ed ottenendo la prescrizione.

In questa nostra regione vige, tra l’altro, una peculiare e per me anticostituzionale norma sull’abbandono e smaltimento dei rifiuti (articolo 6 della legge numero 210 del 30/12/2008). Chiunque in modo incontrollato o presso siti non autorizzati abbandona, scarica, deposita sul suolo o nel sottosuolo o immette nelle acque superficiali o sotterranee ovvero incendia rifiuti pericolosi, speciali ovvero rifiuti ingombranti domestici e non, di volume pari ad almeno 0,5 metri cubi e con almeno due delle dimensioni di altezza, lunghezza o larghezza superiori a cinquanta centimetri, è punito con la reclusione fino a tre anni e sei mesi.

Molti nostri corregionali hanno subito processi per direttissima e “giuste condanne” per aver abbandonato un frigorifero in qualche strada. In questa nostra regione i sindaci e le loro amministrazioni sono passibili di decadenza se non raggiungono percentuali prestabilite nella raccolta differenziata, in carenza assoluta: di mezzi finanziari, di adeguate norme legislative e non avendo alle spalle una semplicissima, funzionante ed adeguata serie di strutture atte a garantire il raggiungimento di dette percentuali.

Si paga la lungimiranza di quel capolavoro di architettura “affaristico criminale” che è stato e rischia di continuare ad essere il ciclo emergenziale e non della gestione rifiuti in Campania, rispetto al quale nessuna forza politica ha inteso rinunciare ai benefici, non sempre e non solo economici, derivanti. Buonsenso, ragionevolezza e responsabilità sono le uniche cose correttamente differenziate, trattate e smaltite nella “discarica” più attrezzata ed a norma che sia stata realizzata in Campania.

Ebbene, è proprio ai sindaci dell’Agro Aversano che sento il bisogno di rivolgere una pressante richiesta, forte della conoscenza e del rapporto instaurato nei cinque anni in cui ho avuto l’onore di essere con loro in prima linea nella estenuante “battaglia” tesa a difendere questo tormentato territorio dalle tante negatività che lo attanagliano ed a tentare di valorizzarne le positività su cui costruire un diverso tessuto morale, sociale, culturale ed economico.

La conferenza permanente dei Sindaci dell’Agro Aversano faccia sentire veemente ed autentica la propria indignazione e sottoscriva una richiesta al Ministro di Grazia e Giustizia affinché valuti eventuali anomalie nell’intervenuta prescrizione del procedimento penale susseguente all’inchiesta Cassiopea”.

La verità giudiziaria, qualunque possa essere, è indispensabile anche alla politica. Nelle nostre terre abbiamo subito di tutto, non ci possiamo concedere anche le patologie della giustizia: non ce lo consente la nostra coscienza, non ce lo permette la nostra responsabilità di classe dirigente.

GINO VERRENGIA, ex sindaco di Parete e capogruppo consiliare di “Parete Responsabile”

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