Yara, lettera anonima: “L’ho uccisa io”

di Mena Grimaldi

Yara GambirasioBERGAMO. “L’ho uccisa io. Volevo chiamare il 118, ma poi preso dal panico la caricai in macchina e la portai in un campo più sicuro a Mapello”.

E’ una parte del contenuto di una lettera anonima spedita all’Eco di Bergamo in cui un uomo si accusa dell’omicidio di Yara Gambirasio, la giovane ginnasta scomparsa lo scorso novembre e trovata morta pochi mesi dopo nelle campagne di Chignolo d’Isola. L’autore sostiene di essere l’assassino della ragazzina e fornisce una ricostruzione dettagliata dell’omicidio, compatibile comunque con le informazioni che i mezzi di comunicazione hanno diffuso nei mesi scorsi. Il foglio formato A3, scritto con un normografo e in modo sgrammaticato, è arrivato ieri in una busta per posta nella redazione del giornale. Il presunto omicida scrive di essersi trovato alla fine di settembre 2010 in auto vicino al centro sportivo di Brembate: “Con delle scuse avevo conosciuto una con quel nome. Finimmo con il simpatizzare eppure mi sembrava di piacere a lei perché mi sorrideva quando le chiedevo se aveva il ragazzo fisso”.

La sera del 26 novembre, prosegue il racconto, “gli offrì un passaggio a casa verso le 18.50”. Poco dopo il delitto: “Avevo un coltello poi presi una pietra e senza rendermi conto la colpii alla testa. Pensavo che era meglio chiamare il 118 e poi scappare ma preso dal panico la caricai in macchina e (…) portai il corpo in un campo più sicuro di Mapello”. La lettera anonima è stata già trasmessa ai carabinieri, su disposizione del pm Letizia Ruggeri, al Ris di Parma.

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