Sarah Scazzi, un anno fa il delitto. Il 29 agosto parte il processo

di Redazione

Sarah ScazziTARANTO. Quando uscì da casa quel giorno, diretta alla villetta dove abita la cugina, in via Deledda, a non più di 400 metri dalla sua abitazione, aveva indosso una maglietta rosa, un paio di pantaloncini neri corti, un paio di infradito ai piedi e le cuffiette alle orecchie per ascoltare musica.

15 anni, si preparava a trascorrere un pomeriggio di mare e di sole insieme con sua cugina e un’amica. Invece quel 26 agosto di un anno fa Sarah Scazzi nella villetta di quella che considerava la sua seconda famiglia trovò la morte. E ancora oggi, a distanza di un anno, sono ancora tanti i misteri sulla sua morte.

In quella giornata di caldo torrido Sarah sparì nel nulla: per ben 42 giorni si cercherà quella ragazzina esile e bionda ovunque, rincorrendo voci di un suo possibile rapimento, di una fuga volontaria, di un ‘mostro’ nascosto tra le siepi pronto a portarla via per violentarla mentre la studentessa percorre la strada che la porterà a casa di sua cugina e amica per la pelle, Sabrina Misseri. Colei che è ora rinchiusa in carcere insieme con la madre, Cosima Serrano, entrambe accusate di aver ucciso la ragazzina dopo l’ennesima lite tra Sabrina e Sarah, tutte e due invaghite di un amico comune, Ivano. Michele Misseri, invece, padre di Sabrina e marito di Cosima, uscito dal carcere dove era stato rinchiuso dal 30 maggio, avrebbe provveduto a nascondere il cadavere, aiutato – secondo l’accusa – da un fratello e da un nipote.

Il corpo di Sarah, nudo, venne trovato il 7 ottobre in un pozzo-cisterna in contrada Mosca, nelle campagne di Avetrana. A portare i carabinieri alla tomba di Sarah quella notte è Michele Misseri. Il silenzioso contadino di Avetrana qualche giorno prima, il 29 settembre, aveva consegnato ai militari il cellulare mezzo bruciacchiato della nipote dicendo di averlo trovato in campagna, tra le stoppie che aveva bruciato la sera prima. Si dispera Michele Misseri: “Perché l’ho trovato proprio io? Perché?”, dice guardando in lacrime l’occhio delle telecamere delle Tv da tempo accampate davanti alla sua abitazione. Il 6 ottobre lui e la moglie vengono convocati nella caserma dei carabinieri di Taranto. Lì, nella notte, Michele Misseri interrogato per ore, confessa di aver ucciso Sarah strangolandola perché la ragazzina aveva rifiutato le sue avances e dice anche di aver abusato del cadavere in campagna.

Concetta Serrano Spagnolo, madre di Sarah, apprende la notizia in diretta, mentre partecipa alla trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ proprio seduta in una delle stanze della casa della famiglia Misseri. Era stata lei, quella madre dal volto enigmatico, impietrito dallo sgomento, tempo addietro a dire ai giornalisti che bisognava indagare in famiglia, perché pochi sapevano che Sarah a quell’ora sarebbe andata da Sabrina.

Una decina di giorni dopo, il 15 ottobre, Michele Misseri – dando inizio ad una serie di versioni sulla morte della nipote – chiamerà in correità la figlia Sabrina: lui l’ha strangolata, racconta, e lei la teneva ferma. Nella stessa giornata Sabrina – che fino a quel momento aveva svolto un ruolo di protagonista mediatica, rilasciando centinaia di interviste e intrattenendo i rapporti con i giornalisti – viene interrogata. Per lei scatta il fermo per concorso in omicidio e viene trasferita in carcere. La mamma di Sabrina, Cosima Serrano, viene invece arrestata il 26 maggio.

A rischiare il processo sono ora 13 persone, per altre tre, accusate di false informazioni al pubblico ministero, la posizione è stata stralciata in attesa che ci sia almeno la sentenza di primo grado. La lista degli imputati comprende i protagonisti della vicenda, Michele Misseri, la moglie Cosima Serrano, la figlia Sabrina; poi ci sono alcuni parenti (il fratello e il nipote dell’agricoltore, Carmine Misseri e Cosimo Cosma) e poi, fatto singolare, ben quattro avvocati. E ancora: familiari o conoscenti di Giovanni Buccolieri, un fioraio che ha dapprima riferito agli inquirenti di aver visto Cosima il giorno dell’uccisione di Sarah costringere la ragazzina a salire in auto, ritrattando però tutto due giorni dopo dicendo che quello raccontato agli investigatori era un sogno.

Il 29 agosto si terrà la prima udienza preliminare davanti al gup del Tribunale di Taranto Pompeo Carrieri. Si apre così un nuovo capitolo di un ‘giallo’ seguito in maniera spasmodica a livello mediatico, tanto da richiedere più volte l’intervento dell’Ordine nazionale dei giornalisti. Ma chi voleva bene davvero a Sarah attende che venga fatta giustizia e si capisca chi è l’assassino, come sottolinea la mamma della 15enne in un’intervista a la Repubblica in cui si dice pronta a incontrare Michele Misseri “ma deve dirmi la verità”.

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