Penati si autosospende dal Pd: “Non voglio creare imbarazzi”

di Redazione

Filippo Penati MILANO.Filippo Penati annuncia l’autosospensione dal Pd e l’uscita dal gruppo del Consiglio regionale della Lombardia.

L’ex presidente della Provincia di Milano è indagato per corruzione, concussione e finanziamento illecito ai partiti nell’ambito dell’inchiesta sulle aree ex Falck e Marelli di Sesto San Giovanni. E giovedì il gip di Monza ha respinto la richiesta di arresto formulata nei suoi confronti dai pm perché i reati di cui è accusato sono prescritti.

“Ribadiscola mia estraneità ai fatti che mi vengono contestati. – afferma stamani Penati in una nota -Visti però gli sviluppi della vicenda che mi vede coinvolto intendo scindere nettamente la mia vicenda personale dalle questioni politiche per potermi difendere a tutto campo. Per queste ragioni ho deciso di autosospendermi dal Pd e di uscire dal gruppo consiliare regionale. Questo per non creare problemi e imbarazzi al Partito democratico”. “Il mio impegno, come ho detto dall’inizio della vicenda – conclude – resta quello di ristabilire la mia onorabilità e ridare serenità alla mia famiglia”.

I pm di Monza, Walter Mapelli e Franca Macchia, hanno già depositato al tribunale del riesame di Monza il ricorso per chiedere il suo arresto in carcere di Penati, dopo che il gip di Monza, Anna Magelli ha bocciato la richiesta di custodia cautelare in carcere riqualificando i reati in corruzione per episodi che, a detta del giudice, sono prescritti malgrado i gravi indizi di colpevolezza.

L’ordinanza del giudice è del 10 agosto scorso e i pm avevano a disposizione dieci giorni di tempo per fare ricorso al riesame e dunque nei giorni scorsi hanno depositato l’appello al tribunale per chiedere il carcere per Penati e per il suo ex braccio destro Giordano Vimercati, la cui richiesta d’arresto era sempre stata negata dal gip.

Si svolgeranno invece lunedì mattina nel carcere di Monza gli interrogatori di garanzia, davanti al gip, di Pasqualino Di Leva, ex assessore all’edilizia al Comune di Sesto, e dell’architetto Marco Magni, entrambi finiti in carcere ieri con l’accusa di corruzione.

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