Crisi, il governo tentato da nuovo scudo fiscale e condono. No dal Pd

di Redazione

Tremonti-BerlusconiROMA. Un nuovo scudo fiscale per fare rientrare i capitali rimasti all’estero, con una aliquota superiore a quella del 5% inserita nella precedente operazione di rimpatrio dei capitali.

E’ una delle ipotesi che, secondo fonti della maggioranza, starebbero valutando il premier Silvio Berlusconi e il ministro dell’Economica Giulio Tremonti. si starebbe valutando. L’idea sarebbe quella di sfruttare la ‘tobin tax’ europea che potrebbe rendere più difficile l’anonimato degli evasori. In salita invece la strada per il prelievo sui capitali già scudati, come anche divisioni ci sarebbero sull’ipotesi, lanciata dalla Lega, di spalmare il Tfr (il trattamento di fine rapporto) sulle buste paga.

La manovra, intanto, è arrivata mercoledì 17 agosto in Senato. Prima tappa in un’Aula semideserta, con appena undici persone, compreso il rappresentante del governo, e con un’opposizione più in forze della maggioranza. L’iter vero e proprio partirà comunque martedì 23 agosto alla Commissione Bilancio del Senato.

Per reperire risorse che servirebbero ad ammorbidire alcune misure che scontentano, dal prelievo per i redditi oltre i 90mila euro ai tagli agli enti locali, si valuterebbe dunque anche una nuova operazione di rientro ‘agevolato’ di capitali che sono all’estero. Ipotesi al momento solo allo studio, riferiscono fonti di maggioranza.

Non si sbilancia, invece, sulle misure il presidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini che dalla prossima settimana dovrà esaminare il testo. “Lavoreremo per migliorare il provvedimento”, assicura. Non un decreto blindato, dunque, se non chiaramente per “l’invarianza assoluta dei saldi”.

L’idea del prelievo aggiuntivo sui capitali già scudati, come continua a chiedere l’opposizione (e su questo il 15 settembre Adusbef e Federconsumatori hanno anche annunciato una ‘marcia degli onesti’), sembra di non facile attuazione. Se al ministero dell’Economia rilevano che cambiare in corsa le regole significa da una parte essere poco credibili e dall’altra rischiare l’incostituzionalità, emergerebbero in ogni caso difficoltà tecniche.

Una tassa sui capitali scudati “è di difficile applicazione”, fa presente il sottosegretario all’Economia, Alberto Giorgetti. Le difficolta’ ci sono perché c’era la garanzia “dell’anonimato”. C’é poi da aggiungere che una mini-aliquota dell’1-2% di fatto non sarebbe considerata dall’opposizione una vera apertura alla loro proposta. Il responsabile economico del Pd Stefano Fassina l’ha definita “risibile” tornando a chiedere una tassazione al 15%. Ma con un’operazione scudo-bis questa opzione verrebbe messa da parte.

TFR IN BUSTA PAGA. La “bella sorpresa” che Bossi va annunciando da giorni sembra non scaldare nessuno. “Tremonti ha trovato un modo per raddoppiare gli stipendi degli italiani”, aveva detto il Senatur. Il sistema, si è quindi scoperto, sarebbe quello di inserire il Tfr in busta paga. Un’ipotesi sulla quale il governo starebbe pensando seriamente: spalmare il trattamento di fine rapporto mese per mese con l’obiettivo di stimolare e rilanciare i consumi. Un incremento che dovrebbe essere pari all’accantonamento mensile per la liquidazione: circa il 7% dello stipendio lordo. A bocciare l’idea ci pensa però Giuliano Cazzola, esperto di previdenza del Pdl, che dice: “Quella del Tfr in busta paga mi sembra quasi una sciocchezza. Una risorsa troppo importante per bruciarla sul falò del consumo e delle tasse”. Non è d’accordo nemmeno l’ex ministro del Lavoro Cesare Damiano (Pd): “Sono contrario alle ipotesi improvvisate. La questione della retribuzione dei lavoratori è importante ma va risolta per via contrattuale”.

PENSIONI. Si lavora anche sulle pensioni: sarebbero molti nella maggioranza a volere una stretta più decisa sulle anzianità (per le quali di fatto resta solo lo slittamento di due anni del tfr per gli statali) e sull’età pensionabile delle donne. Ma pesa ancora il ‘no’ della Lega. Resta poi tutta la partita, caldissima, dei tagli agli enti locali. Da martedì comunque la parola passa al Parlamento.

BERSANI: “NO A SCUDO FISCALE”. Il Pd si dichiara pronto a opporsi con ogni mezzo mentre è favorevole all’ “una tantum” sui condonati per reperire risorse da trasferire ai Comuni e ai pagamenti dovuti dalla Pubblica amministrazione alle piccole imprese. Lo scrive il segretario Pierluigi Bersani nella sua pagina su Facebook intervenendo così nella discussione che si è aperta sulla questione se sia illegale chiedere un contributo straordinario ai condonati mentre sarebbe legale chiederlo ai tassati. “Attendo con ansia – scrive Bersani – che qualcuno si confronti con me pubblicamente su questa tesi. Porterò un elenco sterminato di casi in cui si sono introdotte deroghe al patto fiscale e al patto di cittadinanza (naturalmente per le persone normali che non occultano i loro redditi né le loro condizioni di vita e di lavoro). Aggiungerò la dimostrazione di come i condonati siano facilmente raggiungibili e di come si possa preservare il loro anonimato. Naturalmente una siffatta misura mina la praticabilità futura di simili condoni. Appunto. Noi non abbiamo mai fatto condoni e non ne faremo. Sono regali che incentivano l’evasione. Con la nostra proposta non avremmo dunque, fra le centinaia di deroghe che il legislatore ha introdotto, finalmente una deroga che incentiva un principio di legalità? Vogliono riflettere su questo i critici in buona fede?”.

DAL PD “NO” ANCHE AL CONDONO. Quanto poi all’ipotesi di un nuovo condono, Bersani invita il governo a pensarci “molto bene” perché il Pd è pronto a opporsi “all’ennesimo scandalo con ogni mezzo a disposizione”. “L’una tantum che proponiamo – spiega il segretario Pd – vogliamo dedicarla ad un piano immediato di piccole opere nei Comuni e ai pagamenti della Pubblica Amministrazione alla piccola impresa, così da dare finalmente un po’ di respiro alla congiuntura economica, di cui nessuno parla. Tutte le altre misure che proponiamo sono strutturali, per l’equità fiscale e la crescita. Vorremmo fossero prese sul serio nel loro insieme, come è giusto fare per un progetto responsabile e alternativo”.

LEGA CONTESTATA. Umberto Bossi ha raggiunto nella serata di mercoledì il Cadore, dove giovedì si festeggia il compleanno del ministro Tremonti. Il leader della Lega ha alloggiato, insieme al ministro Calderoli, all’hotel Ferrovia di Calalzo, dove ha subito alcune contestazioni: da auto in corsa sono partiti insulti e improperi all’indirizzo dei politici leghisti. A questo punto, visto il clima, potrebbe saltare la cena di stasera con Tremonti e Calderoli.

BOSSI SI SCUSA CON BRUNETTA. E, nel frattempo, dopo averlo definito ‘Nano di Venezia’ al comizio di ferragosto, Bossi ha telefonato al suo collega ministro Renato Brunetta per scusarsi, come ha riferito a Calalzo lo stesso leader della Lega Nord. “Io stimo Brunetta – ha affermato conversando con i giornalisti – lui si è offeso e gli ho telefonato per chiedergli scusa, a volte le parole scappano, la politica in certi momenti si scalda”. Bossi è tornato a ricordare la telefonata che Brunetta avrebbe ricevuto in cdm da parte di Bankitalia “per chiedere di tagliare le pensioni”. E alle insistenze dei giornalisti per capire chi ci fosse dall’altra parte del telefono ha risposto: “In Bankitalia lavora anche un suo allievo, potrebbe essere stato lui”.

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