Scalzone attacca il produttore del film “Là-bas”

di Redazione

 CASTEL VOLTURNO. Le dichiarazioni di un certo Gaetano Di Vaio, produttore di “La-Bas”, un film che fa riferimento alla strage degli extracomunitari avvenuta il 18 settembre del 2008, sanno molto di provocazione …

… per ottenere una reazione e tanta pubblicità di cui ha bisogno un produttore che non è conosciuto neanche nel suo ambiente. Io sono ben lieto di fornirgliene un po’. Credo che non gli fa onore dichiarare che ha paura più delle Istituzioni che della mafia, questa affermazione è sintomatica di un soggetto che tutto sommato è abituato a rapportarsi più con l’Antistato e non con coloro che rappresentano l’interesse della pubblica amministrazione e che devono far rispettare le leggi dello Stato.

Tra le Istituzioni c’è anche chi gli ha finanziato la realizzazione di questo film con risvolti certamente politici e sociali, un film che poteva essere ambientato in qualsiasi parte della nostra Regione, anche a Napoli, dove la criminalità nostrana legata all’immigrazione ha il controllo di interi quartieri come la zona di piazza Garibaldi.

L’anno scorso mi fu richiesto di ottenere le autorizzazioni per girare sul nostro territorio le scene del film “La-Bas”, dopo aver conosciuto la trama del film negai l’autorizzazione perché Castel Volturno la stavano facendo diventare la location infernale dove produrre film e fare cassetta. Già “L’imbalsamatore” prima e “Gomorra” poi avevano delineato un territorio difficile e diffuso la sensazione di ritrovarci in una città infernale e “perduta”, come se i danni causati dai fatti realmente accaduti non bastassero. La mia doverosa difesa della nostra identità e dell’immagine della nostra città non piacque al produttore che nonostante il diniego, senza le autorizzazioni, continuò nella sua impresa incurante delle regole, esattamente come prima facevano i mafiosi.

Il trailer del film “Là-bas”

Malgrado tutto, a mia insaputa, come lui stesso dice di aver girato di nascosto, una sera dello scorso inverno mi chiamò un concittadino e mi informò che nella strada dove abita stavano girando una scena di uno spot pubblicitario, una bugia che la troupe gli aveva rifilato. Il problema segnalato non riguardava il tipo di filmato che stavano girando, bensì il fatto che dove stavano realizzando la scena occupava completamente la strada pubblica subito dopo l’accesso dalla via Domitiana in orario notturno e ciò rappresentava un pericolo ed ostacolo alla circolazione stradale, in quanto non vi era né un servizio d’ordine né una segnaletica che indicasse la chiusura della strada. Una scena abusiva, abusivamente chiusa una strada e senza alcuna autorizzazione: ricordo di aver chiamato il comandante della polizia municipale e segnalato ciò che avevo personalmente visto.

Questi sono i modi con cui ho agito, il torbido nel quale vuole pescare il produttore a me sconosciuto è perché evidentemente il suo film ha ben poco a che fare con l’arte e la cultura, meglio avrebbe a raccontare le doti e le qualità di questa sua importantissima opera per l’umanità.

Antonio Scalzone, Sindaco di Castel Volturno

Sinossi del film: Il 18 settembre 2008 un commando di camorristi irrompe in una sartoria di immigrati africani al km 43 della Domiziana. Sparano all’impazzata un centinaio di proiettili, ammazzando sei ragazzi di colore e ferendone un altro gravemente. È quella che i media chiamano la “strage di Castel Volturno”. Yssouf, un giovane immigrato, ha deciso quella stessa sera di chiudere i conti con suo zio Moses, l’uomo che lo ha convinto a venire in Italia, promettendogli un futuro da onesto artigiano e trasformandolo invece nel cinico gestore di un giro milionario di cocaina. Yssouf non vuol finire sotto il piombo del rivale ma ben più potente clan dei nigeriani. Moses vuole invece gareggiare con la vita fino alla fine ma senza perdere son petit, il nipote che ama e per cui ha tanto investito. Invischiati nelle loro storie, un amico, Germain, finito per caso proprio nel luogo della strage; una ragazza dalla voce d’angelo, Asetù, che quella stessa sera canterà in pubblico una canzone di Miriam Makeba; una prostituta nigeriana, Suad, che Yssouf sogna di riscattare dai suoi padroni.

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