Nuova legge sui prezzi dei libri: addio agli sconti selvaggi

di Redazione

 CASERTA. La canicola estiva e lo scarso eco dato alla notizia dai mass media rischia di far trovare ai lettori italiani di ritorno dalle tante agognate ferie una brutta sorpresa.

A partire dal 1 settembre, infatti, la legge 128 del 27 luglio 2011 sulla “Nuova disciplina del prezzo dei libri” troverà la sua applicazione e subito promette di dar vita ad importanti ripercussioni nel campo della distribuzione e del consumo di libri. Questa normativa , detta legge”Levi”, dal nome del senatore che l’ha proposta, disciplina in particolare la percentuale massima di sconto che può essere applicata sui volumi, ponendo il limite massimo al 15%.

Il sostanziale obiettivo normativo, come scritto nel testo, è “ contribuire allo sviluppo del settore librario al sostegno della creatività letteraria, alla promozione del libro e della letteratura, alla diffusione della cultura, alla tutela del pluralismo e dell’informazione”.Sembra pacifico, tuttavia, il contenuto economico della normativa, che è stata immediatamente ribattezzata “legge anti Amazon”, dal nome del colosso mondiale della distribuzione libraria on-line (al pari di Ibs), in quanto tenderebbe a scoraggiare campagne di diffusione da parte di queste multinazionali on-line che, potendo vantare alti livello di sconto, tendono a stritolare non solo le piccole e medie librerie ma si pongono in posizione di grande vantaggio anche su case editrici di assoluta rilevanza nel nostro paese.

La legge è passata con un’approvazione trasversale del Parlamento e tra i firmatari, oltre a Levi, annovera anche Franco Asciutti (Pdl). Contiene una serie di deroghe alla soglia del 15%: ad esclusione del mese di dicembre ad esempio, “agli editori è consentito la possibilità di realizzare campagne promozionali di durata non superiore ad un mese con sconti non superiori ai 25%”. Inoltre, è consentita la vendita ai consumatori finali con sconti massimi del 20% in “particolari occasioni quali manifestazioni internazionali,in favore di organizzazioni non lucrative o di utilità sociale”.

Le conseguenze dell’applicazione della norma sono valutate in maniera controversa anche all’interno della catena di distribuzione. Marco Polillo, presidente dell’ A.i.e, ha espresso tutta la sua soddisfazione per il provvedimento, così come l’editore Laterza secondo cui “la legge consentirà ai rivenditore indipendenti di mettersi al riparo dalla concorrenza selvaggia delle grandi catene, dei supermercati e sei siti di vendita on-line come Amazon”. D’altro canto, azioni forti di protesta contro la “Levi” sono state promosse dall’editore Mario Guaraldi che si è dimesso dall’A.i.e per dissenso dalla posizione assunta dallo stesso Polillo. E da parte dell’Istituto Bruno Leoni: da questi è stata presentata una petizione al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano contro la legge, nel quale si ammonisce come la nuova normativa sarà penalizzante per il lettore consumatore non tutelato dal principio della concorrenzialità, ma anche per le piccole librerie che dovranno rinunciare a rapporti di fidelizzazioni attraverso sconti e promozioni ad hoc per il cliente abituale.

Per cercare di orientarci in questo guazzabuglio di pareri abbiamo chiesto un’opinione a chi “respira” l’aria della libreria e quindi sarà il primo a tastare il polso dei nuovi cambiamenti. Chiara lavora in una nota libreria di Caserta ma è anche una “divoratrice di libri”. Lei ci spiega che le prime disposizioni sono già arrivate dalla sede principale riguardo particolari promozioni che usavano fare per i clienti dotati di tessera fedeltà. Anche se la diminuzione degli sconti dovrebbe avere effetto sulla quantità di libri venduti in assoluto, Chiara nella sua esperienza ha verificato che ci sono diversi tipi di lettori. Quelli “stagionali” che in particolari periodi (come vacanze estive e natalizie) vedendo sconti del 30%-40% vengono invogliati ad acquistare più libri rispetto al solito, ma ci sono anche lettori affezionati che effettuano diversi acquisti settimanalmente. Per alcuni di questi, dice Chiara, “non cambierà granché ma posso capire come un appassionato di libri come me, con fondi non illimitati, possa difficilmente sostenere una spesa più alta e quindi dovrà selezionare gli acquisti”.

Al di là del valore commerciale, che sembra essere la vera priorità della norma, ciò che dovranno essere posto sotto esame saranno appunto le sue ripercussioni per così dire “culturali”. In un paese come l’Italia, che sebbene abbia una grandissima tradizione letteraria, è già tra le maglie nere europee per la diffusione annua di libri, il lettore sarà ulteriormente disincentivato all’acquisto?

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