Natale: “Il sindaco azzeri la giunta nel segno della legalità”

di Antonio Taglialatela

Marilena NataleCASAL DI PRINCIPE. Quella del sindaco Pasquale Martinelli è forse da interpretare come una provocazione. Decidendo di rivolgersi anch’egli al presidente della Repubblica per difendere la scelta di nominare in giunta Angelo Ferraro, indagato per voto di scambio, …

… il primo cittadino ha infatti chiesto a Giorgio Napolitano di invitare ad occupare un posto nella giunta comunale di Casal di Principe proprio colei che ha sollevato la polemica, ripresa dai principali organi di informazione nazionali e locali. Parliamo di Marilena Natale (nella foto), cronista della Gazzetta di Caserta, la cui missiva è stata pubblicata attraverso Facebook (leggi qui).

Lei, però, non è affatto restia a commentare “l’offerta” di Martinelli. Anzi, rilancia: “Sono pronta ad entrare nell’esecutivo e a dare il mio modesto contributo nella lotta alle infilitrazioni della criminalità organizzata, ma a patto che la giunta venga completamente azzerata e che sia ricostituita da persone che realmente combattono l’illegalità e non praticano soltanto demagogia. Inutile sottolineare che rinuncio a qualsiasi retribuzione”.

All’accusa di voler puntare alla “celebrità”, lei risponde: “Non sono affatto un’arrampicatrice sociale, né ho bisogno di assurgere al ruolo di ‘paladina anticamorra’ per sentirmi una persona importante. Mi reputo già ‘importante’ perché sono figlia di persone perbene. Mi sono pagata gli studi lavorando e oggi faccio questo mestiere per pura passione, nonostante le minacce ricevute, tanto che volevano assegnarmi una scorta, che io però ho rifiutato, so difendermi da sola”.

E a chi parla di “eccesso di giustizialismo” nella vicenda riguardante Ferraro, la Natale, a tal proposito, cita le parole del giudice Paolo Borsellino: “Anche se un politico accusato di collusioni con la criminalità non è stato condannato dalla magistratura ciò non significa che sia un uomo onesto, anche perché forse non ci sono state le prove per condannarlo. In virtù di questa considerazione, Borsellino riteneva che, in questi casi, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, devono trarre le dovute conseguenze da certe presunte vicinanze tra politici e mafiosi, che non costituiscono reato ma che possono rendere comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Invece, ci si nasconde dietro lo schermo della sentenza: quel tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma, si chiedeva Borsellino, quanti di noi conoscono gente disonesta che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla? Ecco perché riteneva che la politica, i rappresentanti dei partiti, dei consigli comunali, non devono solo essere onesti, ma anche apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati”.

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