Peschereccio affondato, timoniere era sotto effetto cocaina: 2 arresti

di Mena Grimaldi

NAPOLI. Era sotto l’effetto di cocaina il timoniere del portacontainer “Jolly Grigio” che giovedì mattina è entrato in collisione con il peschereccio “Giovanni Padre”, nel Golfo di Napoli.

Secondo gli inquirenti, però, al di là delle sostanze stupefacenti assunte dal timoniere, né lui né il terzo comandante erano alla guida della nave al momento dell’impatto. Numerosi testimoni interrogati negli uffici della Capitaneria di porto avrebbero sostenuto che il “Jolly Grigio” nell’ultimo miglio e mezzo ha solcato il mare davanti alla costa ischitana senza mai deviare il proprio percorso, nonostante fosse ben visibile il peschereccio che stava compiendo le operazioni di pesca e che quindi non aveva la possibilità di spostarsi per evitare l’impatto con la nave.

Stando alle prime ricostruzioni, i due dispersi, padre e figlio, Alfonso Guida, di 43 anni, e il figlio Vincenzo, di 21, al momento della tragedia si trovavano sotto coperta per fare colazione. Non hanno avuto neanche il tempo di rendersi conto che il portacontainer gli stava venendo addosso. La tragedia si sarebbe consumata in pochi secondi. Il “Jolly Grigio” è arrivato dritto sul peschereccio, lo ha fatto sbalzare in avanti e spezzato in due parti, ribaltandolo. In pochi secondi il motopesca si è inabissato. Solo il capobarca, Vincenzo Birra, 32 anni, si è accorto all’ultimo istante di quello che stava per accadere e si è tuffato in mare riuscendo a mettersi in salvo grazie al soccorso di un peschereccio vicino.

Nel frattempo, sono riprese venerdì mattina le ricerche dei due dispersi con un elicottero della Guardia Costiera dopo le ricerche in mare durante la notte con le motovedette. Oramai si va alla ricerca dei soli corpi dei dispersi. I due indagati, il timoniere e il terzo ufficiale di coperta del “Jolly Grigio”, sono al momento detenuti nel carcere di Poggioreale, in attesa delle disposizioni dell’autorità giudiziaria.

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