Turni estenuanti e porte “sbarrate” al Moscati: protestano i sanitari

di Nicola Rosselli

 AVERSA. Poco meno di un’intera giornata (dalle 20 ad oltre le 14 del giorno successivo) impegnati al pronto soccorso dell’ospedale “San Giuseppe Moscati” di Aversa.

Definire l’avventura di due sanitari addetti al nosocomio aversano un tour de force è semplicemente un eufemismo. Un episodio che sembra essere diventato fisiologico tante sono le volte che si ripete, ma nulla sembra cambiare. “Quello che più colpisce – afferma un’infermiera in servizio nella mattinata di ieri – è l’assoluta assenza di decisioni da parte della direzione sanitaria, che, benché avvertita dell’episodio, non ha adottato alcun provvedimento, con l’eccezione dell’apporto dell’otorino di turno nel proprio reparto”.

In pratica, ieri mattina, alle 8, i due medici che dovevano dare il cambio a quelli della notte si sono dichiarati malati. Una situazione che ha portato i sanitari a lavorare, ovviamente, senza la necessaria lucidità in quello che, non bisogna mai dimenticarlo, è il secondo pronto soccorso della Campania per numero di interventi dopo quello del “Cardarelli” di Napoli. Eppure sembra essere, sotto tutte le amministrazioni, anche il reparto più bistrattato.

“Il nostro pronto soccorso – ha continuato l’infermiera – è una vera e propria trincea anche in considerazione del difficile territorio in cui l’ospedale è ubicato. Da questa mattina riceviamo improperi, insulti, aggressioni verbali perché andiamo a rilento, ma ci sono solo due medici e un chirurgo a far fronte ad una utenza che vede il proprio problema di salute come il più grave rispetto agli altri al di là del codice di urgenza che gli viene assegnato”. E non a caso le aggressioni a medici e infermieri sono quasi parte di una assurda routine all’ospedale aversano dove da un paio di anni è stato anche chiuso il drappello della polizia a causa dello scarso numero di agenti in servizio presso il locale commissariato.

Ma da ieri, per gli addetti al pronto soccorso, un’altra sorpresa a seguito dell’inaugurazione (avvenuta nella giornata di venerdì) del reparto di medicina generale che, di fatto, vede ospitati 5-6 posti letto in seno a medicina d’urgenza. Con questa nuova dislocazione, sono state chiuse a chiave le porte che consentivano il passaggio di lettighe con pazienti affetti da infarto o altre patologie gravi dal pronto soccorso alla terapia intensiva o all’Utic (unità coronarica), allungando a dismisura il cammino con tanto di ascensori da prendere. “Con malati gravi, spesso infartuati, – spiegano al pronto soccorso – anche pochi minuti sono preziosi, per cui l’accesso all’Utic tramite questi corridoi della medicina d’urgenza era vitale. Ora bisogna compiere un giro vizioso che certamente non aiuta ad ottimizzar i tempi di prestazione delle cure specialistiche”.

Una decisione adottata, da quanto è dato sapere, senza che vi fosse alcun raccordo con il personale del pronto soccorso che, sempre nella mattinata di ieri, oltre a non aver ricevuto il cambio di turno, si è visto le porte che conducono all’unità coronarica letteralmente sbarrate ed è stato costretto a compiere una strada che porta, attraverso l’ascensore, al piano interrato, da percorrere a piedi, per poi risalire. Insomma, un’inutile gimkana con la vita delle persone in bilico.

In tutta questa vicenda, spicca il silenzio, voluto, dell’amministrazione della struttura. Dalla direzione sanitaria ha risposto una collaboratrice dello staff, che si è dichiarata incompetente a rispondere alle domande sulla situazione del “Moscati”, promettendo una telefonata che non è mai pervenuta.

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