I consiglieri del Pdl: “Da Ciaramella un’inutile prova di forza”

di Redazione

Antonio De MicheleAVERSA. “Ci ritroviamo ancora oggi, a ridosso di ferragosto, nostro malgrado, a dover rispondere alle esternazioni provocatorie del nostro sindaco Domenico Ciaramella”.

Così inizia una nota a firma dei consiglieri del Pdl Antonio De Michele, Michele Galluccio, Carlo Amoroso, Emilio Scalzone e Nicola Andreozzi. “In verità, – continuano – lungi da noi volerlo sottrarre alle sue meritate ferie, ma ci sono questioni che purtroppo egli stesso ha trascinato troppo a lungo e che giustamente si sono infervorate con lo scoppio di una calda estate aversana. Su una cosa siamo più che d’accordo, sull’inutilità delle troppe chiacchiere, dei paladini dell’ultimo minuto, e delle provocazioni più o meno visibili. A noi sembra che al sindaco, in realtà, manchi proprio il tempo di confrontarsi con noi, per il resto, ogni giorno rilascia un’intervista, direttamente o indirettamente, e non si sottrae a polemiche sterili e dannose”.

“Il nostro sindaco – proseguono i consiglieri – non deve aver timore dei suoi consiglieri, che tra l’altro appartengono a quello che forse era il suo partito d’origine, piuttosto deve aver timore di spingere ancora di più verso il baratro questa consiliatura. Perchè il sindaco si ostina ad evidenziare ed acuire una spaccatura in consiglio ed in partito senza neanche tentare di correre egli stesso ai ripari? Perché il nostro sindaco si ostina a giudicare alcuni dei suoi figli di un dio minore? Perché allora non ci dice con quali persone ‘giuste e serie’ vuole interloquire? Forse perché vuole legittimare questo ultimo periodo di potere prima del pensionamento con una prova di forza che non serve a nessuno? Sembra infatti che voglia volutamente evitare contraddittori perché non vuole essere messo di fronte al suo giustizialismo finto e sommario, ispirato dal criterio del due pesi e due misure”.

“L’amara considerazione – concludono – è che le nostre rimarranno solo domande ed ipotesi se il partito non assumerà il ruolo che gli spetta, lasciandoci così intendere che siamo figli di nessuno”.

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