ORTA DI ATELLA. Qualche buona notizia spinge allottimismo anche nel difficile territorio atellano. Tale è leffetto dellazione di invito-spinta intrapresa dal sindaco di SantArpino Eugenio Di Santo, come anche dal neosindaco di Succivo Antonio Tinto.
Cioè che avere una concezione del territorio, comunale e intercomunale, come bene comune e non proprietà campanilistica o, peggio, personale sia la base per una vivibilità migliore. Ben venga, quindi, il ricoordinamento dei Comuni atellani della già Unione dei Comuni. Occorre, però, averne oggi una visione più avanzata di quella del passato, nel senso dellefficienza ed efficacia, a vantaggio di soluzioni e scopi comuni. Questo è lo spirito che deve animare ogni primo cittadino degli Enti locali che insistono nella stessa area geografica soprattutto con comuni origini, storia, tradizioni, vocazioni territoriali. Non una struttura ope legis ma come un appassionato agire coordinato e finalizzato al comune interesse e, perché no, a comuni e materiali infrastrutture.Per fare ciò non necessita, anzi è ostativa, la creazione di altre oligarchie amministrative (per soddisfare solo cariche personalistiche) ma è sufficiente una intesa vera, trasparente e produttiva tra i vari esecutivi delle nostre cittadine.
Mi sia permesso dire che questa fu una precisa proposta scritta presentata, in Consiglio Comunale di Orta, dal sottoscritto (consigliere di opposizione Pd).Una proposta di semplice ma articolato progetto-programma che vedeva i vari primi cittadini impegnarsi in prima persona nel formare un semplice e snello Collegio dei Sindaci, permanente e teso a: terminare lopera del municipio Atella ed utilizzarla per finalità atellane; risistemazione definitiva, in modalità naturalistica, di Vasca Castellone, luogo storico di naturale incontro degli atellani ed oggi eletto a sito di relax amatoriale; realizzazione di strutture comuni per il tempo libero pubblico-private; rivalutare piani comuni di viabilità, anche campestri,di miglioramento della mobilità auto-pedo-ciclistica in tutto il territorio, compreso quello extraurbano; concertare la creazione di edifici scolastici superiori intercomunali e diversificati secondo lorientamento scolastico e la richiesta dellutenza; incentivare la cultura dellenergia di risparmio e alternativa in tutti gli edifici possibili e soprattutto negli edificandi o ristrutturandi; delineare un itinerario turistico-culturale valorizzando le varie iniziative volontaristiche già presenti nel territorio, rendere partecipi della promozione culturale-socio-ambientale dellarea le Scuole,già tanto attive sulle problematiche di cittadinanza attiva; rilanciare e valorizzare la residua vocazione agricola e ortofrutticola con una possibili punti vendita (pubblici e/o privati) a chilometro zero; creare un Forum permanente di tutte le attività artistico-teatrali e artigianali tanto presenti e tramandate dalla nostra storia atellana; attivare comuni progetti europei con possibilità di insediamenti produttivi quale chance contro la disoccupazione; pensare ad una struttura per il recupero e riciclo di materiali anche come opportunità di lavoro in loco.
Tanto altro può concretizzarsi, laddove si ritiene ciò un bene di tutti, un obiettivo transpolitico e metapartitico: un obiettivo di civiltà! Nelloccasione, tale richiesta-proposta generò nellEsecutivo di Orta, già predisposto allabolizione, tout court, dellobsoleta Unione dei Comuni, perplessità non per il merito del contenuto ma senza dubbio perché ciò richiede uno spogliarsi del campanilismo o, peggio, dellisolazionismo territoriale. Tale concetto di coordinamento organico di Enti territoriali è alla base di un vero, sano e non penalizzante federalismo; come già impone lultima manovra economico-finanziaria.
E tempo di passare ai fatti e linvito a muoversi in aperto confronto propositivo venga accolto, per recuperare quanto già poteva essere realizzato. In un mondo che è sempre più interdipendente è anacronistico che un intero territorio, già uno con la storia di Atella, si divida.
Salvatore Rainone (Pd)