No Tav, manifestazione pacifica. Ma nella notte lanci di pietre e petardi

di Redazione

 TORINO. “Siamo in diecimila grazie a Maroni e al Pd e a tutti quelli che hanno gufato contro la manifestazione”.

Filtra così, fra il sarcastico e l’ironico, la soddisfazione dei leader del corteo No Tav che si è snofato nei boschi fra Giaglione e Chiomonte per protestare, ancora una volta, contro la realizzazione della linea ferroviaria ad alta velocità. Un corteo pacifico di circa quattromila persone (secondo la Questura di Torino) che ha concluso la maniestazione al campeggio dei No-Tav in prossimità dei cantieri: nessun incidente registrato.

Fra i partecipanti si sono visti molti valligiani, famiglie intere con bambini e anziani, ma anche rappresentanti dei centri sociali. Gruppi di autonomi francesi, molti vestiti di scuro, stanno, dai boschi, marciando in senso contrario al corteo. Centinaia di uomini delle forze dell’ordine, tra polizia, carabinieri, Guardia di finanza e alpini, si erano mobilitati per difendere da eventuali attacchi il sito recintato del cantiere Tav. Per precauzione è stata chiusa l’autostrada A32 Torino-Bardonecchia nel tratto tra Oulx e Susa, in direzione Torino. Un elicottero dei carabinieri sorvolava la valle.

LANCIO DI PETARDI NELLA NOTTEDopo la manifestazione assolutamente pacifica del pomeriggio, un po’ di “rumore” , per ora, nei pressi del presidio che si sta tenendo nella notte nei pressi del campeggio vicino ai cantieri. Alle 22,40 circa è esploso un grosso razzo, all’inizio della via dell’Avana, la strada sorvegliata dalle forze dell’ordine che conduce al cantiere della Maddalena. Circa 300 No Tav hanno iniziato a battere bastoni, pietre e ferraglie contro i cancelli e i guard-rail. Altre bombe carta sono state fatte esplodere. Le forze di polizia stanno rafforzando il cordone che si trova nella zona, ma si preparano anche a fronteggiare eventuali assalti dai boschi, sia nell’area archeologica, sia in quella di Giaglione.

SSENTI I SINDACI.Pur ribadendo la sua posizione di contrarietà alla Torino-Lione, il presidente della Comunità Montana della Valsusa e Valsangone Sandro Plano ha deciso di non partecipare alla marcia: “Né io, né altri amministratori della Valle saremo presenti domani alla manifestazione”. E anzi il presidente della Comunità Montana, che conta 23 sindaci, su 43, contrari all’infrastruttura ferroviaria, ha precisato: “Non credo che ci sia nessuno di noi sindaci della Valsusa, al di là del colore politico e delle idee sulla Torino-Lione, che approvi le violenze di questi giorni attorno al cantiere di Chiomonte”. Infine non ha rinunciato a rispondere a distanza al collega di partito Stefano Esposito che lo ha accusato di “silenzio assordante” sui fatti di Chiomonte. “La sua è un’inutile cagnara”, ha concluso.

MARONI: “SEGNALE IMPORTANTE”.“Mi pare che già oggi il segnale che viene dai sindaci della Val di Susa, che hanno preso la distanze dai violenti sia importante”: ha commentato il ministro dell’interno Roberto Maroni parlando con i cronisti a Varese a margine di una festa della Lega. “Noi siamo pronti e determinati – ha aggiunto Maroni – per garantire la legalità e contrasteremo, come abbiamo fatto, ogni forma di violenza”. Ma, osservando che la manifestazione è stata sino ad ora pacifica, Maroni ha comunque auspicato che “i manifestanti, che hanno tutto il diritto di esprimere il loro dissenso, isolino i violenti che fanno un danno prima di tutto a loro e poi a tutto il sistema”. Quindi – ha concluso “dialogo sì, però nessuna tolleranza per atti di violenza sino a quando l’opera non sarà realizzata”.

IL CORTEO.Ad aprire il corteo lo striscione “No Tav, Fuori le truppe”, dove erano raffigurati i personaggi Asterix e Obelix con una maschera antigas. I manifestanti hanno le classiche bandiere No Tav bianche con il logo della ferrovia barrato di rosso, cappellini e magliette che portano la scritta “Indignados Valsusinos”. Alcuni manifestanti sono giunti dal Veneto e da Roma. Altrettanti, però, erano valsusini, l’età media è di 50 anni. Alcuni avevano i caschi, ma in misura minore rispetto alla giornata del 3 luglio. Sempre a Giaglione allora si ritrovarono in duemila, tra cui molti ragazzi incappucciati e vestiti di nero, armati di bastoni e maschere. Oggi, a parte il numero inferiore di persone, “gli incappucciati, per ora, non ci sono. Presenti anche un gruppo di ex alpini e una decina di manifestanti provenienti dall’Aquila. “Anche noi – ha detto una ragazza Comitato 3 e 32 Com – abbiamo avuto una militarizzazione e sappiamo cosa vuol dire non poter muoversi sul proprio territorio. Siamo qui per dire no alle grandi opere inutili, come la Tav e il Ponte di Messina. Per noi – conclude – sono ben più necessarie opere quali la ricostruzione dell’Aquila e la messa in sicurezza del territorio nazionale”.

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