Napolitano: “Scontro politica-magistratura intollerabile”

di Redazione

Giorgio NapolitanoROMA.Il presidente della Repubblica è intervenuto sui temi della giustizia parlando agli uditori giudiziari ricevuti al Quirinale.

Tra le altre cose Giorgio Napolitano ha invitato al massimo scrupolo nell’applicazione delle misure cautelari e a ricorrere alle intercettazioni solo quando assolutamente indispensabili. Al termine del suo discorso Giorgio Napolitano si è intrattenuto con il ministro della Giustizia Angelino Alfano e con il vicepresidente del Csm Michele Vietti. “Le strozzature del sistema giustizia pesano sullo sviluppo complessivo del paese – ha detto il presidente – Bisogna superarle senza fatali ulteriori incertezze, lentezze e false partenze”. Il problema è quello di una “grave insufficienza del sistema giustizia e della crisi di fiducia che esso determina nel cittadino”.

Napolitano ha chiesto ai magistrati di “evitare condotte che comunque creino indebita confusione di ruoli e fomentino l’ormai intollerabile, sterile scontro tra politica e magistratura, come accade, ad esempio, quando il magistrato si propone per incarichi politici nella sede in cui svolge la sua attività, oppure quando esercita il diritto di critica pubblica senza tenere in pieno conto che la sua posizione accentua i doveri di correttezza espositiva, compostezza, riserbo e sobrietà. L’affermazione e il riconoscimento del ruolo dei magistrati non può prescindere dal rispetto dei limiti che, di per se stesso, tale ruolo impone. Il magistrato deve assicurare, in ogni momento, anche al di fuori delle sue funzioni, l’imparzialità e l’immagine di imparzialità su cui poggia la percezione che i cittadini hanno della sua indipendenza e quindi la loro fiducia”.

Il capo dello Stato ha chiesto ai neo magistrati in tirocinio di applicare rigorosamente le norme della procedura. “Il rispetto di questi elementari principi e la capacità di calare le proprie decisioni nella realtà del paese, facendosi carico delle ansie quotidiane e delle aspettative della collettività – ha infatti sottolineato – possono impedire o almeno attenuare attriti e polemiche in grado di lasciare strascichi velenosi e di appesantire le contrapposizioni tra politica e giustizia”.

Poi ha indicato alcune proposte per risolvere i più gravi problemi della giustizia, in particolare per coprire i vuoti di organico e risolvere il problema degli uffici giudiziari troppo piccoli. “Di più non spetta a me dire, così come in generale – ha aggiunto – non spetta al capo dello Stato suggerire o valutare disegni di riforma della giustizia, che sono prerogativa del Parlamento nella sua dialettica tra maggioranza e opposizione e nella ricerca di qualificati apporti esterni a fini di ampia condivisione”. Con questa premessa, il presidente della Repubblica ha aggiunto che “in ogni caso e comunque ciò cui dobbiamo mirare tutti assieme è un recupero di funzionalità, e insieme di razionale e limpido profilo, del sistema giudiziario. Ognuno può e deve fare la sua parte. A unirci deve essere la tenacia, il rigore, la serenità, il senso del dovere, il lavoro preso sul serio”.

In chiusura, Napolitano ha ricordato i magistrati che hanno perso la vita “cadendo vittime della follia omicida dei terroristi o della sanguinaria barbarie mafiosa. A loro va il nostro omaggio, il pubblico riconoscimento che il Paese deve ai suoi cittadini migliori per la dedizione, la professionalità, la passione civile e il coraggio che li hanno animati”.

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