Benzinai contro manovra e prezzi alti: sciopero il 27 e 28 luglio

di Redazione

 ROMA. Distributori a secco mercoledì 27 e giovedì 28 luglio. Gli impianti di rifornimento carburanti sia di rete ordinaria che di viabilità autostradale rimarranno chiusi.

Lo sciopero dei benzinai, su iniziativa proclamata dal coordinamento nazionale unitario della Federazione autonoma italiana benzinai Confesercenti e della Federazione gestori impianti carburanti e affini (Fegica) Cisl “per rispondere alla ‘blindatura’ del Governo, all’interno del decreto sulla manovra, di un articolo sulla distribuzione carburanti”. Fatta salva ovviamente la necessità di una approvazione rapida della manovra che serve al Paese in questo difficile momento”.

CONTRO I PREZZI ALTI. Nel frattempo, “per sostenere la battaglia per il rispetto degli accordi sindacali e avere prezzi dei carburanti più bassi, gli impianti a marchio Eni/Agip rimarranno chiusi, dalle 13 di domani fino alle 7 del 15 luglio, su tutto il territorio nazionale”. L’unico obiettivo “è quello di ‘armare la mano’ ai petrolieri e punire l’unica voce del settore – quella dei Gestori, di una intera categoria di lavoratori e di decine di migliaia di piccole e medie imprese – che si batte contro gli alti prezzi dei carburanti e che ha avuto il coraggio di mettersi in aperto contrasto dei fortissimi interessi esistenti, proponendo ai consumatori ed al Parlamento l’unico vero progetto di riforma contro lo strapotere ed il monopolio delle compagnie”.

APPELLO AL GOVERNO. In una nota pubblicata sul sito della Faib Confesercenti si legge che “l’articolo inserito improvvisamente dal Governo è teso a colpire la categoria a tutto vantaggio dei petrolieri ed a impedire la discussione e l’approvazione del progetto di legge ‘Libera la benzina!’, il cui esame era già stato avviato proprio al Senato”. Faib e Fegica rivolgono “un pressante appello, affinché l’articolo in questione venga stralciato – senza pregiudizio alcuno per la manovra finanziaria ed i ‘conti pubblici’ – restituendo al Parlamento la possibilità di inserire in un provvedimento ordinario tutti gli elementi ritenuti dal confronto e dal dibattito necessari per la riforma del settore”. E concludono: “Ove ciò non dovesse accadere – concludono Faib e Fegica – la situazione per la categoria e le imprese rappresentate sarebbe talmente grave e pregiudicata che non rimarrebbe che adottare ogni iniziativa sindacale tesa alla tutela dei propri associati”.

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