La nostra monnezza si “studia” a Cambridge

di Antonio Taglialatela

 GRICIGNANO. I rifiuti ed i roghi che infestano le campagne di Gricignano diventano argomento di studio nella prestigiosa università britannica di Cambridge.

Il reporter Franco Spinelli, insieme ad una studentessa inglese, ha immortalato lo scenario agghiacciante che si presenta nelle zone campestri di “Santa Maria a Piro” e “Masseria Cardoni”, acorta distanzadal centro abitato e dalla cittadella americana che ospita 4mila soldati della Us Navy.Non i “soliti” rifiuti domestici e ingombranti, ma rifiuti speciali, tra cui amianto e fusti tossici di sconosciuta provenienza, in gran parte dati alle fiamme, come testimoniano le evidenti tracce di roghi.Rifiuti che vengono abbandonati e dati alle fiamme nelle ore notturne, quando a Gricignano, e nei comuni limitrofi, soprattutto nei mesi estivi, si avvertono insopportabili miasmi che costringono i cittadini a barricarsi in casa. Ma quali sostanze respiriamo precisamente? Probabilmente tossiche, con tutti i potenziali effetti dannosi per la nostra salute.

C’è poi il disastro subito dalle coltivazioni, molte adiacenti alle discariche a cielo aperto. Tanto che gli stessi contadini sono esasperati: qualcuno ha messo un cartello, “Chi abbandona i rifiuti è un porco, vergognatevi”, risultato però soltanto un mero sfogo visto che gli sversamenti continuano sistematicamente.

Inutili gli appelli alle istituzioni, locali e nazionali. La situazione peggiora col passare del tempo e aumentano anche i casi di malattie tumorali. E le tanto decantate videocamere di sorveglianza risultano inutili poiché non è dato sapere se questi strumenti funzionano e, se funzionano, dove finiscono le immagini registrate.

“In Inghilterra gli organi di stampa riportano soltanto notizie sui rifiuti della città di Napoli, pochissime righe sul disastro ambientale, ben più grave, presente nell’hinterland”, dice la studentessa, che non nasconde di essere rimasta sconvolta dallo stato in cui versa quella che in tutto il mondo viene, o meglio veniva, chiamata “terra felix”.

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