Scarcerate la moglie e la sorella del boss Iovine

di Redazione

Enrichetta AvalloneAnna IovineSAN CIPRIANO. Enrichetta Avallone, moglie del boss Antonio Iovine, detto ‘O Ninno, arrestato lo scorso 17 novembre, sabato sera ha lasciato il carcere di Latina ed è tornata a casa, a San Cipriano d’Aversa.

I suoi legali hanno ottenuto l’accoglimento di un’istanza di scarcerazione per decorrenza termini. Nessuna misura restrittiva, dunque, per la donna, che comunque è in attesa di processo per l’ipotesi di reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Scarcerata anche la sorella del boss, Anna Iovine, arrestata il 27 marzo 2009.

LaAvallone fu arrestata il 9 luglio 2008, su provvedimento della Direzione distrettuale antimafia di Napoli a San Cipriano, nell’abitazione di un imprenditore. E’ accusata di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Era sfuggita all’arresto due mesi prima, il 26 maggio, nell’ambito di una maxi operazione attraverso cui i carabinieri avevano messo in manette 55 esponenti del clan dei Casalesi – gruppo Iovine, per i reati di associazione mafiosa, estorsione, detenzione illegale di armi e munizioni, riciclaggio ed illecita concorrenza. Successivamente l’ordinanza di custodia era stata revocata dal Tribunale del Riesame e la Avallone era tornata in libertà. Poi la nuova indagine dei carabinieri su una presunta attività estorsiva della donna nei confronti della cognata del marito e le accuse ritenute attendibili dai pm antimafia, che portò all’arresto.

Secondo gli inquirenti,la moglie e la sorella del boss avrebbe attuato personalmente gli ordini di ‘O Ninno, costringendo la cognata di quest’ultimo, Rosanna De Novellis, 48enne vedova di Carmine Iovine, ucciso in un agguato camorristico nel 1994 e fratello di Antonio, a non recarsi nel territorio di San Cipriano ed a cessare la conduzione di un’attività commerciale del posto, il negozio “Intimo di Roen” sito all’interno del centro commerciale “Borgo Antico”, per aver “infranto le regole” dell’organizzazione camorristica.

La De Novellis, a pieno titolo inserita nel gruppo Iovine, anche con il rilevante compito di coprire la latitanza del cognato, aveva manifestato, in una lettera inviata all’allora latitante Iovine, l’intenzione di convolare a nuove nozze con una persona estranea al clan. Una scelta che aveva scatenato la condotta reattiva e punitiva dei vertici del gruppo Iovine nei confronti della De Novellis, la quale, in breve tempo, veniva estromessa dall’organizzazione, ricevendo addirittura un’azione estorsiva, con l’imposizione di non recarsi più a San Cipriano, nemmeno sulla tomba del marito, e di consegnare le chiavi e cedere il negozio che aveva nel centro commerciale. Alla De Novellis, inoltre, non venivano più versati i soldi dello “stipendio” erogatole dal clan e del mutuo di un’abitazione situata ad Aversa, sottoposta a sequestro nel corso dell’operazione del 26 maggio scorso. Ma la reazione del clan capeggiato da Iovine diventava ancora più violenta dopo che la De Novellis tentava di reagire, prima ventilando l’ipotesi di denunciare le angherie subite, poi ricorrendo ai familiari del boss Francesco “Sandokan” Schiavone per sedare l’ira di “‘O ninno”. A quel punto la famiglia Iovine giungeva a pronunciare minacce di morte nei confronti della donna. A nulla valeva nemmeno la richiesta di intervento del figlio della De Novellis, Oreste Iovine, fatta alla nonna e madre del latitante, Filomena Buonanno. Il clan aveva deciso: Rosanna doveva allontanarsi da San Cipriano. Una vicenda a cui ha posto fine l’operazione dei carabinieri.

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