Scampia, sequestra villa di lusso al figlio del boss Di Lauro

di Redazione

Paolo Di LauroNAPOLI. Sequestrato, a Napoli, un immobile, 600 metri quadrati in avanzato stato di costruzione,riconducibile a Vincenzo Di Lauro, figlio del boss Paolo di Lauro ed egli stesso detenuto al regime del 41 bis.

La casa, in via Cupa dell’Arco, storico quartier generale dei Di Lauro, ricalca lo stile neoclassico di quello del padre Paolo ed è intestata al prestanome Michele Meledandri, incensurato e piccolo imprenditore. Il lusso, nella ristrutturazione, non manca: basti pensare che, scrive la Procura di Napoli, solo per gli ‘igienici’ sono stati pagati 200mila euro.

E’ grazie alle dichiarazioni di due collaboratori di giustizia, Carlo Capasso e Biagio Esposito, che si è risaliti al vero proprietario della casa. Entrambi i collaboratori hanno riferito che Vincenzo Di Lauro aveva acquistato e stava ristrutturando un immobile per farne la sua residenza: il tutto con i soldi derivanti dal traffico di droga, di cui Di Lauro percepiva stabilmente una quota oltre lo ‘stipendio mensile’ a lui dovuto. Il decreto di sequestro preventivo e di urgenza, emesso dalla Procura di Napoli, è stato eseguito dai carabinieri.

La Corte di Cassazione ha confermato la misura di prevenzione patrimoniale con cui il 25 maggio scorso sono stati confiscati definitivamente molti dei beni dello storico capo clan Paolo Di Lauro. Lo sottolinea, in una nota, il procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia, Alessandro Pennasilico. Tra i beni in particolare, spicca l’abitazione dove ha risieduto, sino ad oggi, la famiglia Di Lauro, situata nel cuore della vecchia Secondigliano, nella cosiddetta zona di “Mezz’ all’arco”, quartier generale del clan.

“La decisione della Cassazione non solo fornisce conforto definitivo a quanto affermato, a suo tempo, dal Tribunale delle misure di prevenzione di Napoli – scrive Pennasilico – ma reca con sè anche una valenza simbolica, oltre che giudiziaria, in quanto Paolo Di Lauro rappresentava ormai l’ultimo capo storico della camorra napoletana e dell’hinterland la cui famiglia risiedesse ancora nella abitazione di origine”. “Il presente provvedimento si inquadra nello stesso solco e impedisce la utilizzazione di un bene, tanto in chiave patrimoniale che simbolica – aggiunge – alla cerchia più vicina e diretta di pericolosi personaggi, consentendone anzi, ove l’iter procedimentale dovesse confermare la fondatezza dell’impianto investigativo, un uso finalizzato alla realizzazione di un interesse sociale”.

Il sequestro della lussuosa rappresenta “un segnale al territorio”. Così il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore, commenta il provvedimento eseguito dai carabinieri nel quartiere partenopeo. “Abbiamo colpito nella roccaforte del clan. Tra tanti politici e pubblica amministrazione, non dimentichiamo – ha detto Lepore – la criminalità organizzata. Si tratta di un provvedimento d’urgenza, che dovrà essere convalidato dal gip, ma – ha aggiunto – l’attacco ai patrimoni dei clan è importante”. Il provvedimento impedisce, secondo i magistrati napoletani, l’utilizzazione di un bene “tanto in chiave patrimoniale che simbolica, alla cerchia più vicina e diretta di personaggi pericolosi” consentendone in futuro l’utilizzo per fini di interesse sociale.

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