Traffico illecito di rifiuti, in carcere Elio Roma

di Nicola Rosselli

 TRENTOLA DUCENTA. Torna in carcere Elio Roma, il sessantenne imprenditore nel settore dello smaltimento rifiuti, originario di Trentola Ducenta.

I militari della locale compagnia lo hanno, infatti, arrestato in esecuzione di una sentenza definitiva che lo ha visto condannato a scontare sei anni di reclusione per traffico illecito di rifiuti. Forse la prima in Italia di questo tipo. Una condanna che lo identifica come una sorte di untore della provincia di Caserta dove (relativamente a questo processo) per due anni, dal 2004 al 2005, è stato riconosciuto colpevole di aver smaltito in maniera illegale fanghi provenienti dalle più disparate lavorazioni eseguite nel Nord Italia e dai depuratori campani. Roma aveva costruito un vero e proprio impero insieme a fratello, figlio e nipote ed è implicato in una serie di processi dove, quali coimputati vi sono anche esponenti di primo piano del clan camorristico dei “casalesi”.

Non a caso, proprio nel processo che lo ha portato alla condanna, insieme all’imprenditore di Trentola Ducenta erano coimputati: il nipote Francesco Roma, Antonio Marino, Nicola Bellotta, e personaggi del calibro di Francesco Cantone, Luigi Ronza, Raffaele Diana e Gaudenzio Falcone.

La vicenda delineata dalle indagini ruota essenzialmente intorno alla società Rfg srl, con sede legale a Trentola Ducenta. Insieme alla Rfg ha giocato un ruolo importante anche la Siser sas, nella cui compagine sociale hanno militano formalmente Generoso Roma (fratello dell’imputato) e Francesco Roma (figlio di Generoso, omonimo del figlio di Elio). Quest’ultimo è stato riconosciuto colpevole di aver gestito dolosamente il traffico di rifiuti; in particolare “di essere stato il promotore di una associazione per delinquere che si occupava di reperire fondi su cui spandere i fanghi provenienti da Siser sas e da Rfg srl, determinando il doloso disastro ambientale oggetto dell’accertamento”.

Le analisi eseguite sui vari fondi in cui erano stati sversati i fanghi provenienti da Siser avevano portato, spesso, a verificare che non si trattata di ammendante (compost) bensì di rifiuto speciale pericoloso (a puro titolo di esempio si cita nella sentenza il verbale di sopralluogo eseguito nei pressi della fabbrica Beton Pavè eseguito dai carabinieri di Villa Literno il 24 agosto 2004). In un caso emergeva addirittura che la proprietaria di un fondo di San Tammaro adoperato per smaltire quei fanghi aveva ricevuto copia di un referto di analisi chimiche che, ad un più attento esame, risultava falso (il fango non era affatto ammendante verde di qualità, bensì rifiuto speciale quale fanghi contenenti sostanze pericolose prodotti da trattamento delle acque reflue industriali.

Altri posti interessati Falciano del Massico e diverse zone di Villa Literno. Il processo, iniziato nel 2006, aveva fatto registrare la presenza come parti civili di: Verdi Ambiente e Società; Comune di Castel Volturno; Adiconsum; Legambiente Campania; Coldiretti Campania; Lega Italiana Protezione Uccelli; Provincia di Caserta; Consorzio per la Tutela del Formaggio “Mozzarella di Bufala Campana”; Wwf Italia; Regione Campania.

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