Tentano estorsione ma si ritrovano a “trattare” con i poliziotti: arrestati

di Redazione

da sin. Agostino Fabozzo e Luigi MacchioneTRENTOLA. Le Squadre Mobili di Caserta e di Napoli, su richiesta della Procura Antimafia, hanno tratto di nuovo in arresto, con l’accusa di tentata estorsione aggravata Agostino Fabozzo, 40 anni, di Aversa, e Luigi Macchione, 41, di Trentola Ducenta, …

…entrambi ritenuti organici al clan dei Casalesi, ala Schiavone, commessa a danno di un imprenditore edile di aversano. I malviventi si erano recati al cantiere ad Aversa, dove l’imprenditore stava effettuando dei lavori di ristrutturazione presso un deposito. I due, che si erano presentati anche nei giorni precedenti, arrivati sul luogo a bordo di due ciclomotori, poi occultati, dopo essersi accertati dell’ammontare dei lavori, circa 150mila euro, avevano effettuato una richiesta estorsiva di 8mila euro per conto della “famiglia”, solo che si erano ritrovati a “trattare” con dei poliziotti, camuffatisi da operai ed uno da responsabile della società. I due erano stati immediatamente individuati e bloccati, fatto accaduto il 16 giugno scorso.

Gli agenti hanno contestato ai due arrestati l’aggravante mafiosa, riconosciuta ora dal Gip distrettuale, in quanto nella specie l’azione estorsiva è stata perpetrata con finalità di agevolare il sodalizio criminale dei Casalesi all’accumulo illecito di risorse economiche, e con l’uso di metodologie tipicamente camorriste, attraverso la messa in atto di condotte di minacce mediante l’evocazione della potenzialità offensiva riconducibile al gruppo criminale mafioso.

Macchione, tra l’altro, è legato, anche da rapporti parentali, al cugino Pietro Falcone, 31 anni, di Aversa, arrestato dalla squadra mobile nel giugno 2010 e ritenuto elemento di spicco dell’allora ricostituenda frangia aversana dei Casalesi, riconducibile al reggente Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco Schiavone detto “Sandokan”. Quel Pietro Falcone che era il bersaglio dell’agguato compiuto nella serata del 22 dicembre 2008 dal “gruppo di fuoco” guidato dal boss Giuseppe Setola, in via Alfieri, a Trentola Ducenta.

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