Le(g)Ali al Sud, alunni di Portico e Casapulla nei luoghi di Don Diana

di Redazione

Gli alunni con i genitori di Don DianaPORTICO. A coronamento del progetto “Legalità attiva e partecipata” i ragazzi dell’Istituto Comprensivo “San Giovanni Bosco” di Portico, gemellati a quelli dell’Istituto Comprensivo “G.Stroffolini” di Casapulla, hanno reso omaggio a don Peppe Diana, …

… il prete che ha tenacemente combattuto la camorra e nel 1994, nel giorno del suo onomastico, fu trucidato nella sua chiesa di San Nicola di Bari. La visita a Casal di Principe ed ai luoghi cari a don Peppino è stata la naturale conseguenza del processo formativo che i ragazzi hanno svolto nell’ambito del Pon “Le(g)Ali al sud: un progetto per la legalità in ogni scuola”, fortemente voluto dal dirigente scolastico, professor Salvatore Falco, per Portico, e dal dirigente scolastico professor Salvatore d’Angelo, per quanto concerne Casapulla, il cui progetto “Vivere la Legalità” è fortemente collegato. Guidati dalle docenti del “San Giovanni Bosco”, Rosa De Novellis e Palma Peccerillo, dalla docente Ivelise Di Stasio e dal tutor associazione “Solidarci” di Caserta, Laura Caccavale per lo “Stroffolini”, i ragazzi hanno trascorso una mattinata impegnativa ma ricca di emozioni. L’associazione “Libera” ha fornito la sua consulenza in tutte le fasi del percorso della vita di don Peppe, iniziando dalla fine: la visita alla sua tomba.

Nel cimitero di Casal di Principe c’è una piccola cappella, fuori un’iscrizione: “Qui giace don Peppe Diana, Ministro di Dio. Esempio di vita, di coraggio, di giustizia e di altruismo”. Gli alunni entrati due a due nella cappella semplice, spartana, in netta contraddizione con lo sfarzo hollywoodiano della camorra, hanno posto una piantina sotto il piccolo altare su cui troneggia l’immagine del sacerdote con il suo sorriso benevolo. L’operatrice di Libera, Angela Arrichiello, ha spiegato in un clima di religioso silenzio che la morte, che può sembrare la fine, è stata invece l’inizio della rinascita. Mai prima di allora, infatti, i casalesi si erano sollevati rompendo il muro di omertà e si erano ribellati al potere criminale realizzando la citazione evangelica che rappresenta la vita di Don Diana: “Dal seme che muore fiorisce una messe nuova di giustizia e pace” affinché il sacrificio di uno sia salvifico per le nuove generazioni.

 La seconda tappa ha rappresentato il momento più emozionante della visita: l’incontro con i genitori di don Giuseppe. I genitori di quello che molti proclamano eroe, hanno sorpreso tutti per la loro semplicità e disponibilità. Impossibilitati ad uscire hanno aperto a tutti le porte di quella che è stata la casa del loro Giuseppe, che nelle fotografie oltre che nei loro sguardi è sempre presente. Dopo un omaggio floreale a mamma Iolanda, i ragazzi seduti in cerchio hanno testimoniato la loro ammirazione per il coraggio e la dedizione di Don Peppe che, data la loro giovane età, hanno conosciuto attraverso le notizie raccolte grazie all’aiuto della dottoressa Sofia Scalzone, indicata da Libera quale tutor del progetto. Parlando del suo figliolo, la donna ancora oggi, a 17 anni da quell’efferato delitto, non è riuscita a nascondere il suo dolore per quel sacerdote che portava i bambini allo stadio o a giocare a calcio, che ascoltava ed aiutava tutti per togliere la facile manovalanza alla camorra; un prete che semplicemente esercitava la sua missione seguendo il Vangelo.

Nell’ultima tappa di questo viaggio sociale i ragazzi hanno potuto toccare con mano uno dei “frutti” cresciuti grazie alla “semina” dell’esempio di don Diana. A San Cipriano d’Aversa, in quella che prima era la super villa di Pasquale Spierto, killer della camorra condannato a due ergastoli per duplice omicidio di due carabinieri, Carmelo Ganci e Luciano Pignatelli, sorge un centro di recupero ad uso sociale di beni confiscati alla camorra. La cooperativa sociale Agropoli ha letteralmente bucato le mura dietro le quali il boss si trincerava, rendendolo un luogo ad utilizzo pubblico dove tutti possono avere accesso: un bene degli aversani per gli aversani. Questo progetto ha trasformato un bunker camorristico in un ritrovo a cui hanno accesso in particolare coloro che soffrono di disagi psico-fisici, associando politiche sociali di integrazione ad attività sanitarie gestite dalla Asl. Grazie all’impegno dei molti volontari ed al principio della cooperativa, per cui tutti gli utili devono essere reinvestiti in attività di interesse pubblico, sta nascendo una sala d’incisione nei locali sottostanti alla villa ed una web radio a cui i giovani potranno avere libero accesso. Questo significa fornire un’alternativa concreta a sostegno di chi si voglia affrancare da ogni genere di mafia.

La conclusione di questa giornata non poteva che essere affidata alle riflessioni del promotore del progetto pluriennale di legalità a Portico, il dirigente scolastico Salvatore Falco. Questi, dopo aver ringraziato il corpo docente – in particolar modo la professoressa Maria Rosaria Clemente ed i docenti tutor interni del progetto Gaetano Di Sivo, Palma Piccerillo, Concetta Rauso e gli operatori di Libera che, grazie alla loro competenza e disponibilità, hanno fatto comprendere ai ragazzi l’importanza di “fare scuola” al di là delle mura scolastiche attraverso metodi non ordinari – ha sottolineato: “Dalla partecipazione attiva dei ragazzi che ho potuto costatare direttamente anche in questa giornata, penso che siano rimaste emozioni e principi non fini a sé stessi ma che ci offrono una concreta speranza per una società rinnovata, ricca di valori per la realizzazione di un mondo migliore”. Questo obiettivo è ad oggi molto lontano, ma fin quando ci saranno dirigenti e docenti che intendono la scuola come un presidio di legalità e che si adoperano affinché siano i ragazzi i promotori di questo cambiamento, una speranza c’è…“Per amore del mio popolo” come proclamava don Peppino.

inviato da Giovanni Russo

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