Camorra, arrestato nuovo capoclan dei Belforte. Sequestri per 80 milioni di euro

di Redazione

 MARCIANISE. Arresti e sequestri contro il clan Belforte (“Mazzacane”) di Marcianise compiuti dall’alba di giovedì dai carabinieri della compagnia di Santa Maria Capua Vetere e del Nucleo operativo ecologico di Roma, coordinati dalla Dda di Napoli.

Tra i destinatari delle ordinanze di custodia cautelare il boss Domenico Belforte, già detenuto, e il figlio Camillo. Secondo le risultanze investigative, condotte dai carabinieri della stazione di Marcianise e del comando Noe della Capitale, il capoclan durante i colloqui in carcere con il figlio emanava direttive sulla gestione degli affari illeciti del clan che venivano poi rese esecutive dagli affiliati. Sequestrati beni mobili ed immobili, conti correnti e società per diversi milioni di euro.

Dopo l’arresto del padre Domenico, dello zio Salvatore e dello loro rispettive mogli (Maria Buttone e Concetta Zarrillo) il figlio del boss aveva ereditato la guida della famiglia criminale affidatagli durante un colloquio avvenuto nel carcere di Biella nel corso del 2010.

Secondo gli investigatori, Camillo Belforte gestiva gli affari sporchi, usura ed estorsioni a imprese e attività commerciali di Marcianise e i Comuni limitrofi. E quelli puliti, facenti capo a imprese legali attive soprattutto nei settori dell’edilizia e dei rifiuti.

Attività gestite non solo in Campania, ma anche a Roma. Infatti, nelle oltre 200 pagine dell’ordinanza firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli, Alessandro Buccinio Grimaldi, figurano anche lavori eseguiti nella Capitale. Una prima mossa i militari del Noe di Roma del capitano Pietro Rajola Pescarini l’hanno messa a segno nel marzo 2009, con l’operazione che ha scardinato il sistema di società dei Belforte inserite nel ciclo dei rifiuti, in Campania e nel Lazio, pilotato da Pino Buttone, latitante, cognato del capoclan. Qualche mese fa Buttone siè costituito in carcere, messo alle strette dagli uomini del colonnello Ultimo. Dopo due anni di appostamenti, intercettazioni e controlli patrimoniali incrociati il giovane capo dei Belforte è finito in cella.

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