P4, verso il “sì” alla richiesta d’arresto per Papa

di Redazione

Alfonso Papa ROMA.Per Alfonso Papa, coinvolto nell’inchiesta P4,starebbearrivando il “sì” alla richiesta di arresto.

Dopo l’ennesimo rinvio al 6 luglio della Giunta delle autorizzazioni a procedere della Camera, chiamata a decidere sulla richiesta fatta dal gip di Napoli, Umberto Bossi e Ignazio La Russa hanno tolto qualsiasi dubbio sull’esito che avrà la votazione alla prossima seduta.

Il senatur annuncia un “probabilissimo” sì all’arresto che, facendo il paio con l’affermazione di qualche giorno fa sulla P4 (“la Lega quelle porcherie là non le fa”), si traduce in un convinto via libera al carcere per il deputato pidiellino, a cui si era già detto favorevole il leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini.

Nonostante la difesa d’ufficio che il relatore di maggioranza, Francesco Paolo Sisto (Pdl), ha fatto del collega di partito, il coordinatore del Pdl e ministro della Difesa spegne anche l’ultimo lumicino di speranza per Papa ricordando che su questi casi “non c’è un vincolo di maggioranza” sancendo una “libertà di voto” che suona come una sentenza di condanna. Stando alle dichiarazioni pubbliche, dunque, sono per l’arresto di Papa le opposizioni, il Terzo Polo e la Lega. Ma anche tra i membri Pdl qualche distinguo si registra. I numeri, dunque, parlano chiaro: se sulla carta maggioranza e opposizioni si attestano 11 a 10 (8 Pdl, 2 Lega, e il “Responsabile” Elio Belcastro per il centrodestra; 5 Pd, 2 Fli, 2 Udc, 1 Idv, per il centrosinistra), all’atto pratico una votazione potrebbe finire 12 a 9 (se non di più) per l’arresto.

Un muro insormontabile di sì che lasciano a Papa come unica contromossa – lasciata trapelare – quella della richiesta di essere audito dalla Giunta. Se così sarà, i tempi di discussione sulla richiesta di arresto sia in Giunta, sia in Aula, si allungherebbero portando con ogni probabilità il voto finale dell’Assemblea di Montecitorio a dopo la pausa estiva.

Al rinvio a mercoledì si è arrivati dopo la relazione di Francesco Paolo Sisto (Pdl) che ha evocato un “fumus persecutionis” che sarebbe alla base delle accuse rivolte a Papa dalla magistratura. Sisto ha detto che c’è stato un intento persecutorio nei confronti del suo collega di partito da parte dei magistrati napoletani come del resto “si evidenzia nelle foto dei pedinamenti e degli appostamenti predisposti contro Alfonso Papa”. Il relatore ha ricordato precedenti legati a contesti di terrorismo, come i casi di Toni Negri, Sandro Saccucci e Massimo Abbatangelo suscitando le critiche di Nino Lo Presti (Fli) che ha ricordato che il capo di accusa per Papa è quello di estorsione e concussione, un quadro di accuse che non può certo essere qualificato come “politico” in senso stretto.

A chiudere la questione è stato Bossi: “Penso che voteremo sì”, fatto questo che dovrebbe portare ad un pronunciamento della Giunta a favore dell’arresto che deve comunque essere sancito da un voto in Aula. Con un unico rischio: che una richiesta di voto segreto da parte di Lega o Pdl possa facilitare una posizione ben diversa da parte di alcuni dei componenti della Giunta. In questa legislatura c’è già stato il caso di un parlamentare, il senatore Nicola Di Girolamo, che si dimise poco prima del decisivo voto dell’Aula di Palazzo Madama per consegnarsi, poco dopo, al portone di Rebibbia, a Roma.

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