Scontri in Yemen, 40 morti. Chiude ambasciata italiana

di Redazione

 SANAA. È di 41 morti il bilancio degli scontri avvenuti nel corso della notte a Sanaa, capitale dello Yemen. Lo riferiscono fonti ospedaliere citate dalla tv satellitare al-Arabiya.

Gli scontri tra l’esercito, fedele al presidente Ali Abdullah Saleh, e i miliziani tribali dello sceicco Sadiq al-Ahmar, sono ripresi nella serata di ieri e sono terminati poco prima dell’alba. I cittadini del quartiere di al-Hesbah, teatro dei combattimenti, sono stati costretti a lasciare le loro case e accusano i contendenti di usare le loro abitazioni come trincee dalle quali sparare contro gli avversari.

Il pericolo di nuove rappresaglie e di un’ulteriore escalation delle violenze è così alto che l’Italia in serata ha deciso una chiusura “temporanea” dell’ambasciata a Sanaa e il rimpatrio di tutto il personale. “Una decisione, la nostra – ha spiegato il portavoce della Farnesina Maurizio Massari – dovuta all’aggravamento della situazione di sicurezza nel Paese e nella capitale Sanaa, in particolare nel quartiere dove è situata la nostra ambasciata. Sono arrivate nelle ultime ore minacce di attentati contro ambasciate europee situate nell’area della nostra ambasciata”.

Preoccupazione per le sorti dello Yemen è stata espressa anche da Onu e Unione europea. Il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki-Moon, ha chiesto un immediato cessate il fuoco. L’Ue, invece, che ha condannato con fermezza l’evolversi della crisi, ritiene “inaccettabili la repressione del regime e le violazioni dei diritti umani”.

Se lo scenario si inasprisce, sembra tramontare, intanto, stando a fonti dell’opposizione, l’ipotesi di un accordo sulla transizione del potere del presidente Saleh con i Paesi del Golfo. Dieci giorni dopo il no di Saleh all’intesa proposta dai mediatori del Golfo, “quest’accordo è tramontato”, ha affermato il portavoce dell’opposizione, Mohamed Qahtan.

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