Rione Bagno, aversani o cesani? Questo è il problema!

di Nicola Rosselli

 CESA. Saranno i cittadini del Rione Bagno a decidere del proprio destino, se continuare a rimanere aversani o diventare cesani.

In vista dell’appuntamento di domenica 5 e lunedì 6 giugno prossimo, i sindaci dei due centri coinvolti, Aversa e Cesa, oltre che ad essere d’accordo nel focalizzare l’attenzione sui risultati della sezione elettorale numero 48, ubicata presso il liceo scientifico “Enrico Fermi”, nell’omonima via, rivolgono un appello agli abitanti ad andare a votare.

Per la cronaca, domenica e lunedì prossimo non saranno solo aversani e cesani a recarsi alle urne in Campania. Saranno, infatti, altri sette i comuni interessati ai referendum consultivi. A Centola, in provincia di Salerno, si voterà per variare la denominazione del Comune in Centola-Palinuro; ad Ischia, poi, gli elettori dovranno scegliere se passare dai sei comuni attuali alla costituzione del Comune unico Isola d’Ischia. Come per gli altri appuntamenti elettorali anche in questo caso le modalità per lo svolgimento del voto sono le seguenti: urne aperte dalle ore 8 del mattino sino alle ore 22 di domenica; lunedì 6 giugno, la votazione avrà inizio alle ore 7 del mattino e proseguirà sino alle ore 15, quando inizierà lo spoglio. I tre referendum regionali interessano un corpo elettorale complessivo di circa 105mila votanti, suddivisi in circa 130 sezioni elettorali. Di questi quasi la metà, circa 45mila sono gli elettori aversani e cesani.

L’ufficio elettorale del comune di Aversa fornirà sul sito dell’ente i dati relativi all’affluenza e ai risultati in tempo reale. Rione Bagno raccoglie oggi circa 1300 residenti, che abitano per lo più in case di uno o due piani, quasi tutte villette monofamiliari. La zona, fino ad una trentina di anni or sono, era costituita quasi completamente da campagna, una sorta di fascia di confine che faceva da delimitazione tra i territori di Aversa e Cesa. In verità, Aversa per gli aversani finisce all’altezza del ponte ferroviario noto proprio come “ponte di Cesa”. Invece, anche al di là del ponte, sul lato sinistro andando a Cesa, c’è una vera e propria enclave aversana in terra cesana. Una scacchiera di cinque strade con nomi di fiori, da via delle Mimose a via degli Oleandri, via delle Rose, via dei Gigli e via delle Viole, tanto che il comitato per il “Si” all’adesione a Cesa del Rione Bagno ha coniato lo slogan “Cesa in fiore”.

Per la sua posizione, alla periferia di Cesa, quando in paese sono terminate le zone residenziali, vi è stato lo spostamento in questa parte aversana di figli di cesani. Allora è parso più che naturale che la vita di queste persone si svolgesse a Cesa: scuole, chiesa, associazioni, tutto è sempre avvenuto a Cesa e per il comune di Aversa, in verità, non esistevano. Sino a quando questi “fantasmi” non hanno iniziato ad alzare la voce per ottenere i loro diritti. Il comune di Aversa ha concesso una serie di servizi come l’allacciamento all’acquedotto aversano o il rifacimento dei manti stradali e l’illuminazione.

Negli ultimi tempi, poi, la goccia che ha fatto traboccare il vaso: l’amministrazione comunale di Cesa ha fatto pagare un surplus per il servizio mensa agli studenti che non erano residenti a Cesa. Da qui la nascita di un comitato trasversale per l’annessione e i passi da parte dell’amministrazione cesana. Tutto questo nonostante, come ha fatto notare il sindaco di Aversa Domenico Ciaramella, i problemi dei confini della conurbazione aversana di cui si stava discutendo nella sede della Conferenza dei Sindaci per dare vita ad un disegno comune.

Gli animi dei residenti sono, comunque, combattuti. Si va dalla considerazione che gli immobili, passando a Cesa, potrebbe avere un minore valore di mercato all’affezione a quello che, di fatto, è il proprio paese di origine. Insomma, il risultato, nonostante a sensibilizzare i residenti siano stati soprattutto i cesani, mentre l’amministrazione comunale di Aversa ha deciso di rimanerne fuori, sembra essere tutt’altro che scontato.

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