Tessitore al Salone del libro con “Ogni volta che chiudo gli occhi”

di Redazione

Antonio TessitoreVILLA LITERNO. La Sla irrompe al Salone del libro di Torino (12-16 maggio) con il libro del casertano Antonio Tessitore, “Ogni volta che chiudo gli occhi, Sogni e incubi di un condannato”.

Un viaggio spietatamente sincero dentro sentimenti ed emozioni di un’esistenza che racconta tante vite ed anche quella di ciascuno di noi.

Il libro, già diventato un piccolo caso editoriale con il passaparola e la distribuzione via Internet, va ben oltre il racconto biografico. Ma soprattutto, pur raccontandola anche con doloroso realismo, va ben oltre la sofferenza della malattia. Come per il Siddharta di Hesse, anche per Tessitore la metafora della vita, il viaggio, il percorso tormentato della malattia, assumono lentamente, tra le righe, pagina dopo pagina, le nitide sembianze della risposta agli interrogativi esistenziali che tutti noi ci poniamo fin dalla nascita.

Con spontaneità, a volte quasi con candore, in alcuni tratti con commovente pudore, Tessitore racconta le proprie vicende personali, la gioventù balorda che lo ha visto avvicinarsi al mondo del crimine, l’amore perduto, la malattia, l’impegno sociale, e soprattutto il confronto con la paura e la solitudine.

Alla fine del libro, il lettore avrà imparato cos’è la Sclerosi laterale amiotrofica ed i danni irreversibili e progressivi che produce sul corpo sino alla più atroce delle morti: senza movimenti, senza voce, senza respiro.

Ma la malattia, sovrastata dalla narrazione del percorso sentimentale e psicologico di Antonio diventa, a dispetto della sua gravità e dei pesantissimi condizionamenti che infligge, un personaggio marginale del volume.

Il tocco magico, l’afflato della vita, sono i veri protagonista del libro che a dispetto del drammatico racconto diventa un manifesto di fede e speranza nell’uomo, capace anche quando sembra impossibile di trovare nuove sfide da intraprendere.

Eppure non ci sono risposte nelle parole di Antonio Tessitore, ma la melanconica saggezza dell’accettazione, perché il senso risiede nel cammino che compiamo e non nei traguardi che raggiungeremo: “Io sono solo sabbia. In una non lontana notte d’estate un po’ di vento mi spargerà lontano. Allora l’acqua ricoprirà le mie memorie già sbiadite e qualcuno dimenticherà queste mie parole fuggevoli e stanche”.

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