Casa-famiglia, Griffo: “Non ho cacciato nessuno”

di Redazione

 TRENTOLA DUCENTA. A tenere banco in queste ore è il “caso” della Compagnia dei Felicioni, una casa-famiglia, gestita dalla comunità “Capodarco”, nella villa confiscata al boss Dario De Simone.

Il contratto di affidamento dell’immobile scade nell’aprile 2012 e l’associazione, nel frattempo, ha chiesto una proroga, dichiarata “irricevibile” dal neo sindaco Michele Griffo, lo stesso che, nel 2006, periodo della sua precedente amministrazione, stipulò la convenzione con Capodarco.

Sulla vicenda è stato diramato un comunicato congiunto a firma di numerose associazioni, tra cui Libera e Comitato Don Diana, che hanno condannato la decisione dell’amministrazione trentolese. Ma il sindaco Griffo, in una nota inviata in redazione, chiarisce le proprie intenzioni, in particolare ci tiene a sottolineare che “nessun minore” sarà “cacciato” dalla casa-famiglia, quest’ultima che resterà nella villa confiscata fino alla scadenza della convenzione, dunque fino all’aprile 2012. A quel punto, all’atto della nuova convenzione, si deciderà se affidare di nuovo il bene confiscato a Capodarco oppure ad un’altra associazione.

Il primo cittadino non nasconde che si batterà “per consegnare la struttura ad un’associazione che si batte contro la camorra, senza percepire alcuna indennità”.

I particolari nella nota a seguire:

In qualità di Sindaco del Comune di Trentola Ducenta constato con sconcerto il polverone, capzioso e fuorviante per la opinione pubblica, sollevato in merito alla vicenda connessa alla “revoca” della “proroga del comodato d’uso” richiesta dalla associazione Capodarco di Teverola. E’ sconcertante dover constatare che per costruire una notizia ed infamare l’operato di un primo cittadino si ricorra alla mistificazione ed alla denigrazione.

Tanto per cominciare, si sarebbe dovuto verificare con accortezza che fu il sottoscritto, già sindaco di Trentola Ducenta fino al 2006, a stipulare la convenzione con la detta associazione e consentire la gestione della casa appartenuta al De Simone.

La titolare del soggetto giuridico menzionato ricorderà, sicuramente, che fu grazie al sottoscritto che l’associazione in oggetto poté traslocare da una fatiscente dimora di campagna e stabilirsi all’interno di un immobile con standard qualitativi e di abitabilità assolutamente elevati.

Parimenti, il dovere di cronaca avrebbe imposto di appurare che l’attività svolta dalla Associazione in oggetto non è affatto di volontariato stictu sensu, percependo la stessa una indennità compresa tra i 25 ed i 31 mila euro annui per minore, oltre alle somme erogate dall’ente comunale e dalla Asl per budget di cura.

Per cui è pericoloso fornire la percezione al lettore che si tratterebbe di associazione che “gratuitamente” si occupa di minori e che sarebbe stata “cacciata” dalla location di cui sopra.

Falsa è anche la circostanza relativa ad una presunta attività di contrasto alla criminalità organizzata e/o al racket per la quale la detta associazione Capodarco non è titolare di abilitazione alcuna e che, nei fatti, non ha mai svolto — non a caso tutte le attività dell’associazione vengono regolarmente e cospicuamente retribuite dallo Stato.

Tra gli scopi della associazione de qua non vi è alcuna attività di tal fatta, essendo la stessa deputata, esclusivamente, al recupero di minori disagiati.

Falso è anche il dato riportato secondo cui il sottoscritto avrebbe “cacciato” i minori dalla struttura, rendendoli privi di supporto logistico.

Sul punto, sarebbe stato doveroso approfondire talune circostanze che, evidentemente, per ingiustificabile corrività si è trascurato di verificare.

1) Il sottoscritto non ha cacciato nessuno ma ha semplicemente rappresentato la “irricevibilità” ed “irritualità” della richiesta di proroga recapitata dalla associazione Capodarco.

2) Sotto tale profilo, si chiede ai destinatari della presente cosa avrebbero fatto se, insediatisi alla guida di un Ente, avessero avuto sotto mano una richiesta di proroga, datata 28/6/2010, nella quale la detta Associazione chiedeva “Di poter prorogare il titolo di comodato d’uso gratuito….per permettere all’associazione da me rappresentata di partecipare ad un bando promosso dalla Fondazione per il Sud”. E ci si interroga su come si sarebbe comportato il quivis de populo dinanzi ad un provvedimento del Commissario prefettizio in cui lo stesso esplicitava la disponibilità dell’Ente a prorogare per altri 5 anni — alla Comunità di cui all’oggetto — il comodato d’uso stipulato in data 18/3/2002, “in caso di approvazione del progetto di impianto fotovoltaico di cui al bando descritto” — v. provvedimento allegato. Sia ben chiaro, infatti, che il provvedimento in oggetto poggia sul presupposto che la Associazione Capodarcoavrebbe dovuto partecipare ad un bando per il quale si richiedeva un minimo di 7 anni di comodato d’uso ed un progetto di impianto fotovoltaico

3) La scadenza del comodato è fissata per il 2012, per cui nessun minore viene cacciato o viene rimesso alla strada.

4) Dinanzi ad una situazione nella quale si percepiscono cospicui contributi per ciascun minore “ospitato”, ognuno avrebbe agito per far rispettare le regole minime di legalità e trasparenza e consentire la partecipazione alla “gara” di tutti i soggetti interessati e capaci di corrispondere i migliori servizi in favore dei minori.

In altri termini, il sottoscritto ha cercato soltanto di garantire la trasparenza delle procedure di affidamento della gestione dell’immobile ed evitare che attraverso il ricorso a facili escamotage si potessero aggirare le procedure di legge ed eludere la possibilità di garantire l’offerta di soggetti eventualmente più qualificati ed erogatori di servizi di avanguardia; il tutto nell’interesse della comunità cittadina e degli stessi minori ospitati nella comunità.

Un diverso atteggiamento in tal senso da parte del sottoscritto, dunque, avrebbe costituito atto gravemente lesivo della imparzialità e del buon andamento della P.A. nella misura in cui si fosse agevolato un prolungamento del comodato svincolato da presupposti oggettivi connessi alla gestione dei beni confiscati alle mafie e connesso, esclusivamente, alla opportunità di garantire i requisiti di partecipazione ad altre gare.

D’altro canto, nella allegata richiesta del 28/6/2010 non si evidenzia alcun ulteriore profilo giustificativo della proroga se non quello connesso alla necessità di ottenere la stessa per il conseguimento del punteggio di partecipazione al bando promosso dalla fondazione per il Sud.

Il sottoscritto reputa, pertanto, che il suo operato andava difeso, a livello giornalistico e da parte di tutte le associazioni interessate.

Al di là del fatto che l’attività anticamorra nulla ha a che vedere con l’operato della associazione Caparco, quest’ultima è una delle tante associazioni operanti sul territorio che consegue contributi, apparendo quindi doveroso porre in condizione altre associazioni concorrenti di fornire il miglior servizio possibile alla utenza minorile.

Dispiace dover constatare che ci sia fatti trasportare dall’onda delle etichette e non si sia scandagliato il problema a fondo, leggendo gli atti amministrativi ed approfondendo i fini trasfusi nella richiesta di proroga della associazione Capodarco.

In conclusione, il sottoscritto si è limitato a garantire che alla scadenza naturale del comodato — fissata per il 2012 — la cura dei minori fosse affidata all’associazione offerente i migliori servizi ed il miglior trattamento possibile, elidendo una aggiudicazione “automatica” basata su sotterfugi ed escamotage.

Sicché, oltre a garantire una prerogativa dell’Ente, il sottoscritto ha agito nell’interesse della collettività e proprio di quei minori di cui tanto si è parlato nel pezzo in menzione.

E dunque: il sottoscritto non azionando il diritto dell’Ente ad effettuare una eventuale disdetta della proroga e della cessazione del contratto di comodato, avrebbe agito in maniera legale?

L’interrogativo, retorico, si gira ai destinatari della presente!

Dinanzi a tale situazione — che il sottoscritto può rappresentare in ogni sede ed intende esplicitare, si spera, di persona all’On.le Amato — i destinatari della presente cosa avrebbero fatto?

E’ possibile che certe strutture e certe etichette di storia e fini nobili debbano essere, in maniera del tutto ignara, strumentalizzate sull’altare degli interessi economici?

E’ possibile che questo non si comprenda e si scivoli sempre e comunque in un pernicioso qualunquismo, agevolatore di opportunismo e neghittosità.

Soltanto per compiutezza espositiva, si rappresenta che quello relativo alla proroga in oggetto costituisce non il primo ma uno dei tanti atti posti in essere nei primi giorni di amministrazione a favore della collettività.

Si rammentano, tra gli altri:

1) disposizioni all’ufficio ragioneria per l’eliminazione dell’Irpef;

2) disposizioni all’ufficio ragioneria per la eliminazione delle indennità in favore degli consiglieri comunali;

3) la revoca della gara per acquisto di camion nettezza urbana per euro 580.000;

4) l’attivazione della procedura per potenziamento del Liceo Scientifico;

5) variazione di bilancio per finanziare e sostenere le attività sociali;

6) l’incontro con i responsabili del Consorzio di Bacino per la riduzione dei costi relativi al contratto NU;

7) incontro responsabili IAP per recupero fondi nonché per migliorare il servizio riscossione tributi.

Perché tutto questo non viene menzionato? Perché non si dice che la revoca della proroga in oggetto si pone in sintonia con questi provvedimenti adottati in favore della collettività ed al fine di far risparmiare risorse e garantire servizi adeguati? Ci si riserva di adottare ogni ulteriore iniziativa.
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