Scuola, welfare, ambiente: la città “interroga” Stellato

di Redazione

Giuseppe StellatoSANTA MARIA CV. ‘Terzo grado. La cittàinterroga il candidato’. Prosegue il ciclo di incontri promosso dal candidato sindaco per la coalizione di centrosinistra Giuseppe Stellato.

Un dibattito pubblico aperto a cittadini, associazioni, comitati ed organi di informazione. Il prossimo appuntamento (giovedì 5 maggio alle ore 19), sempre presso il comitato elettorale (Via Galatina, angolo piazza San Francesco) vedrà il mondo della scuola confrontarsi con il candidato sindaco Giuseppe Stellato. Venerdì 6 maggio, sempre a partire dalle ore 19 al comitato elettorale, si svolgerà il terzo incontro nell’ambito di ‘Terzo Grado: la città interroga il candidato’.

Si discuterà di welfare e ambiente nel dibattito: ‘I diritti al tempo della crisi’. Stellato risponderà a tutte le domande che verranno poste sulle politiche sociali e sanitarie da operatori sociali, operatori sanitari, cittadini e giornalisti.

Ecco alcune riflessioni del candidato sindaco:

La drammatica situazione delle politiche sociali e sanitarie non è causata solo dalla riduzione delle risorse pubbliche quale conseguenza della crisi economica che ha colpito il paese e che pesa maggiormente sul nostro territorio, ma risente anche del processo di trasformazione del profilo culturale del welfare che sta determinando un vero e proprio stravolgimento dei diritti che fin qui abbiamo fortemente tutelato. I diritti alla salute, al lavoro, all’istruzione, alla casa, all’inclusione sociale, alla dignità di un’esistenza fatta di socialità, affetti, relazioni, sono negati nella loro esigibilità.

E’ passata l’idea che il welfare rappresenti un costo superfluo e così la già grave situazione di instabilità e di incertezza oltre che di mancanza di sviluppo rischia da noi di aggravarsi ulteriormente. Si colpiscono le fasce più deboli della popolazione proprio nel momento in cui cresce il disagio economico e sociale e si dovrebbero potenziare i servizi non solo per ragioni di solidarietà, ma anche per favorire l’economia.

Con lo smantellamento del sistema dei servizi vengono di fatto messe in discussione le tante esperienze e realtà che hanno garantito la prevenzione della malattia e del disagio, il contrasto delle disuguaglianze, la promozione delle pari opportunità e la valorizzazione delle differenze, l’attivazione di percorsi di emancipazione e di autonomia delle persone, la creazione di spazi accessibili di relazione ed accoglienza, il superamento di ogni forma di istituzionalizzazione.

Cancellando queste esperienze, oltre a lasciare sole migliaia di donne e uomini in difficoltà, si cancella un enorme bagaglio di competenze che in questi anni non è servito solo a tutelare e promuovere i diritti dei più fragili, ma in molte occasioni ha aiutato le nostre città a essere più solidali e più giuste, ad accogliere e prevenire nuovi conflitti sociali, a garantire più legalità, a contenere la spesa pubblica. Ad essere attaccata dalle fondamenta è l’idea stessa che ha ispirato il sistema di welfare: i servizi non sono più considerati infrastrutture di promozione sociale ma, insieme ai beni comuni e alla conoscenza, diventano terreni di conquista molto appetibili per il mercato.

Risparmiare significa quindi privatizzare. I modelli dei servizi falsamente rappresentati come strategia di contenimento dei costi, attraverso la formula delle RSA, dei nuovi luoghi di contenzione, di segregazione, istituzionalizzazione, ripropongono la medicalizzazione e la farmacologizzazione dimenticando il valore dei legami e delle relazioni nella cura. Nella spinta complessiva alla privatizzazione il carico delle difficoltà viene nuovamente riversato sulle famiglie e, al loro interno, in modo particolare sulle donne che, sempre più espulse dal mercato del lavoro, sono costrette a impossibili mediazioni tra professione e responsabilità familiari.

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