Stop a ddl su omofobia: la Concia si dimette

di Redazione

Paola ConciaROMA. Niente da fare per il disegno di legge sull’omofobia. La commissione Giustizia della Camera ha bocciato nella mattinata di giovedì 19 maggio anche l’ultima mediazione proposta dalla relatrice Paola Concia, del Pd, che a quel punto si è dimessa dal suo incarico.

Contro il testo, come già successo mercoledì 18 maggio, si sono schierati Pdl, Lega, Reponsabili. Per l’Udc, hanno votato no Luisa Santolini e Roberto Rao, mentre si è di nuovo astenuto Lorenzo Ria. In favore si sono pronunciati Pd, Idv e Fli.

A questo punto, lunedì andrà comunque in aula il testo originario firmato due anni fa dall’allora capogruppo del Pd Antonello Soro in quota opposizione. Relatore è stato nominato Enrico Costa del Pdl mentre la Concia sarà relatrice di minoranza. “Sono senza forze – ammette Concia – ho fatto l’ultimo sforzo di mediazione e di apertura, Al testo base ho aggiunto aggravanti per età, sesso e disabilità in caso di aggressione, come prevede l’articolo 10 del trattato di Lisbona. Dunque la norma non era più solo per omosessuali e transessuali”. “Io la voglio questa legge, non voglio solo fare una testimonianza – ha spiegato Concia – ho chiesto alla maggioranza di ritirare gli emendamenti soppressivi, di astenersi. Niente. Hanno chiesto tempo ma ormai il testo è calendarizzato in aula per lunedì”. Ora, ha assicurato, “io e il Pd continuiamo a essere disponibili a lavorare insieme. Io ci ho messo l’anima, ora tocca al Parlamento”.

Enrico Costa, nominato relatore del testo dopo le dimissioni di Paola Concia, ha detto che il Pdl conta su una mediazione del ministro delle Pari oppurtunità Mara Carfagna per arrivare a un testo condiviso sull’omofobia. “Il nostro obiettivo è il medesimo del ministro Carfagna”, ha assicurato, “che ha espresso posizioni molto serie e coerenti. Attraverso lei si potrà arrivare a una mediazione”. In quel caso, ha assicurato, “sono pronto a fare un passo indietro in modo che la Concia torni a essere relatrice”.

Costa non ha dunque chiuso all’idea di una legge sull’omofobia, ma anche l’ultima versione del testo presentata in mattinata dalla Concia è stata giudicata non recepibile. “Abbiamo chiesto qualche giorno di tempo per fare approfondimenti, ma il Pd ha insistito per votare”, ha spiegato, “il Pd deve capire che non può andare a 100 all’ora. Già l’altra volta per la fretta poi si sono persi due anni, ora penso sia meglio perdere una settimana o due per arrivare a un testo equilibrato”. Nel merito, per Costa “non si può aderire al trattato di Lisbona come un francobollo. Questo binario scelto è ragionevole, ma bisogna mettere a posto alcune cose”. Per esempio, “c’è sempre la presunzione che chi aggredisce un omosessuale lo faccia per un pregiudizio. Ma questo obbliga chi magari vive la sua condizione nell’intimità a uscire allo scoperto. E poi non ci convince che l’aggravante prevalga sempre sulle attenuanti previste dalla legge”.

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