Napoli, morto turista americano aggredito al porto

di Redazione

Porto di NapoliNAPOLI.Non ha superato e vinto i postumi della terribile emorragia cerebrale che lo ha devastato dopo essere stato trascinato a terra e picchiato perché aveva tentato di resistere allo scippo del suo Rolex.

Antonio Oscar Mendoza era un turista americano di origine spagnola. Sessantasei anni, il 18 maggio scorso era appena sceso dalla nave da crociera “Celebrity” attraccata nel porto di Napoli. Il tempo di uscire dall’area portuale in compagnia della moglie Ana Riviero, che era stato aggredito da due scippatori in moto.

Ha tentato di resistere, ha combattuto. Ma i due lo hanno trasciato per terra, lui ha battuto la testa, ma come se non bastasse lo hanno pestato per la sua resistenza. Le condizioni di Mendoza, ricoverato al Loreto Mare, erano subito apparse drammatiche con un coma profondo. Inutili i tentativi di rianimarlo, di strapparlo alla morte, anche se l’intervento di rimozione dell’ematoma dalla calotta cranica era tecnicamente riuscito.

La moglie nei giorni scorsi ha lanciato un appello: “Mio marito sta malissimo, napoletani pregate per lui”. La sua preghiera e quella di chi ha sperato nella salvezza di Mendoza non è stata esaudita. E poco consola il fatto che per la povera Ana, ci sia stato nei giorni trascorsi dall’aggressione, grandi manifestazioni di solidarietà e perfinoi collette per aiutarla in questi momenti drammatici.

La tragedia ha riaperto il dibattito e òa questione della sicurezza dell’area portuale. Con una polemica provocazione del presidente della società Terminal Napoli spa, Nicola Coccia: “Metteremo dei cartelli nel porto per avvisare i turisti ‘Fuori di qui rischiate la vita'”.

All’indomani dell’episodio, il questore di Napoli, Luigi Merolla, aveva lanciato un appello ai cittadinI: “Non dormiamo sugli allori. Ogni giorno c’è bisogno di rinnovare l’impegno e siamo tanto più spronati a farlo quando accadono fatti drammatici”.”Non significa che vogliamo ci facciano materialmente arrestare i responsabili, ma che di volta in volta ci forniscano indicazioni, anche senza specifiche denunce, e nella fattispecie, ad esempio, la segnalazione di un mezzo a due ruote con targa coperta”.

La testimonianza dei cittadini, infatti, in questo tipo di reati, spiega Merolla, “è l’unica traccia”. Testimonianze a cui si associa la visione dei filmati del sistema di videosorveglianza. “La città – dice il questore – non è dotata di un sistema integrale, ma molto è stato fatto in termini di progettualità e là dove il sistema è stato concluso e avviato abbiamo opportunità maggiori”.

Sulle critiche mosse dai commercianti dell’area portuale, il questore dice che “possono essere accettate, perché quando si verifica un fatto drammatico siamo emozionalmente portati a dire che va tutto male, ma sono ingenerose perchè molto è stato fatto dalle forze dell’ordine e dalla Prefettura che da mesi ha avviato un’organizzazione diversa della sicurezza in ambito portuale, e ancor di più sarà fatto”.

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