Melania, la svolta nei tabulati. Si cercano testimoni

di Redazione

Melania ReaASCOLI. La Procura ha due assi nella manica: alcuni tabulati telefonici allo studio di uno specialista e diverse persone che erano a San Marco il 18 aprile scorso e che presto saranno sentite.

“Ci sono molti altri potenziali testimoni – riferisce una fonte investigativa – che quel giorno erano a Pianoro. Li stiamo cercando e siamo convinti di trovarli”. Non arretra di un centimetro quindi l’inchiesta sull’omicidio di Carmela Melania Rea, la casalinga di Somma Vesuviana uccisa a coltellate nel bosco delle Casermette a Ripe di Civitella. “Abbiamo forti perplessità – continua la fonte – sulla deposizione fatta dall’anziano di Civitanova Marche che ha visto Melania litigare con il marito e poi entrare in macchina dove c’erano altre tre persone, in maniere consensuale. Comunque l’abbiamo registrata e faremo i nostri riscontri”.

Il caso di Carmelo Lestini, il pensionato che si è rivolto al Corriere Adriatico per raccontare la sua verità, tiene ancora banco. A suo favore gioca il fatto di avere descritto una scena molto simile alla tesi contenuta in un dossier della Procura, contro di lui i primi rilievi sulla presenza del suo cellulare a San Marco il giorno della scomparsa della vittima.

Intanto, Salvatore Parolisi, vedovo e parte offesa nonostante la mole di sospetti che non lo hanno mai trasformato in un indagato, si prepara a riprendere servizio ad Ascoli. Il caporal maggiore è atteso nella caserma del 235° Rav a metà settimana, anche se probabilmente non tornerà ad istruire le sue soldatesse. Le tre love story con le reclute, emerse nel corso dell’inchiesta sull’omicidio della moglie e ancora considerate elementi di un puzzle che non ne vuole sapere di andare a posto, stanno consigliando i vertici dell’Esercito a trovargli un impiego alternativo.

Al ritorno dopo quasi un mese e mezzo, Parolisi, ora assistito dagli avvocati Walter Biscotti e Nicodemo Gentile, troverà uno scenario investigativo molto cambiato. Lui ha detto e ripetuto che quel 18 aprile era con la moglie e la figlioletta Vittoria a giocare sulle altalene del Colle San Marco, che sormonta Ascoli, quando Melania si è allontanata per raggiungere un bagno ed è sparita. Il corpo verrà trovato due giorni dopo in una radura della Montagna dei fiori, a una decina di chilometri di distanza.

Ma la splendida mamma sul pianoro del colle c’è mai arrivata? Nessun testimone fino ad oggi l’ha collocata nella scena descritta da Parolisi. Molto si sperava su due donne notate quel giorno da un gruppo di ciclisti. Una è stata rintracciata ed interrogata venerdì notte dai carabinieri del colonnello Alessandro Patrizio. “Ero al di là del campo di calcio, piuttosto distante dalle altalene – ha detto la giovane ascolana -. Non ho notato nessuno che assomigliasse a Melania e a Salvatore, non ho fatto caso nemmeno alla bambina”.

Altra doccia fredda dopo quella di giovedì, quando il settantenne di Civitanova Marche ha detto di aver visto Melania litigare con il marito, allontanarsi ed essere sequestrata da tre persone su un’auto. Compulsione nelle indagini, poi si scopre che l’uomo (che in passato si era inventato una vincita al Superenalotto) probabilmente è un mitomane. Amen. Tocca ripartire con il lavoro di cesello. E allora si torna sulla scena del crimine, con due ricostruzioni che tirano in ballo entrambe la sfera delle conoscenze della vittima.

Melania è stata trovata nel bosco delle Casermette con i pantaloni abbassati, senza tracce di violenza sessuale, e coltellate alla schiena. Potrebbe essere stata aggredita mentre faceva pipì (ci sono dei fazzolettini sull’erba), un gesto ipotizzabile solo in presenza di persone molto intime. Ma potrebbe anche essere l’indizio di una tecnica militare. Nei corpo a corpo i soldati, soprattutto se non armati in maniera adeguata – e l’assassino di Melania aveva un coltello dalla lama di 9-10 centimetri – possono abbassare di colpo i pantaloni dei nemici. Questo per impedire loro di fuggire e sopraffarli con calma.

Torna così lo spettro dell’assassino di divisa. Non necessariamente Salvatore, ma qualcuno che poteva avercela con lui. Così i carabinieri sono tornati a bussare alla caserma delle soldatesse. Hanno sentito tutti quelli che hanno incontrato e parlato con il caporal maggiore il 19 aprile quando lui, incredibilmente, invece di cercare la moglie allora ritenuta scomparsa, ha trascorso l’intera giornata al Rav insieme alla figlioletta. Solo per stemperare l’ansia in un ambiente in cui si sentiva a suo agio? Come sostiene lui. O per contattare qualcuno? Come credono i carabinieri. Nessuno ha riferito comportamenti compromettenti di Salvatore. Se un segreto c’è, rimane ancora ben protetto dietro quelle mura.

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