Petteruti risponde alla “equazione” di Melone

di Redazione

Nicodemo PetterutiCASERTA. Sembra la storia della Nato e di Gheddafi. Si parte in sordina, poi l’escalation. Si tratta di vedere chi dà il la e con quali motivazioni.

Tra Melone e me, sul punto non ci sono dubbi. Con l’evidente differenza di stile, confermata oggi dalla lettera di Melone, che ho cercato di trasmettere, quale doverosa informazione, ai cittadini che presto si recheranno al voto.

Melone, benché titolato accademico, per di più nelle discipline matematiche, finge di non capire e tenta di distrarre, con sofismi (a lui mai mi sognerei di attribuire paralogismi, con l’esimente consequenziale dell’inconsapevolezza), l’attenzione dalla macchia con cui ha sporcato la propria faccia, prestandosi a diffondere immagini diffamatorie (sul piano politico) che deve, dico deve, sapere esser calunniose. Se non lo sapesse, peggio ancora, avrebbe, delle cose di casa nostra, il livello di conoscenza di un marziano.

Ecco, vi presento l’elegante elaborazione che il suo staff in vena di goliardate gli ha fatto sottoscrivere, lo vedete, con la sua faccia.Siate voi, gentili lettrici e lettori (elettrici ed elettori) a giudicare se, dopo questa schifezza, Nicola Melone può permettersi di proporsi a voi come il salvifico portatore di idee nuove, di comportamenti vergini e integri e di sostenere il confronto con me, che gli rimprovero senza tema di errore di essere manovrato da Mentori che di lui non hanno alcun rispetto, a botte di ingiurie, altro che ragionamenti.

Dandomi, bontà sua dell’asino, cosa che non rintuzzerò, perché il mio, vivaddio, è un altro stile. Butta a sperdere, come si dice da queste parti, con la litania consunta delle cose non fatte e di quelle da farsi, note al mio amico Campanile, custode del Comune, assai meglio che a lui, se (s)parla come (s)parla. Ma cosa sa del Macrico, di Biblioteche, di parchi, di contenimento della spesa, di cifre, di sequele interminabili di debiti, pignoramenti, residui attivi fantasma, di funzionamento della macchina comunale e quant’altro bagaglio occorra per proporsi in una funzione così impegnativa? Almeno su questo punto gli altri tre possono vantare un curriculum conoscitivo che li mette al riparo dal ridicolo, cosicché escludo si possa sentirli dire, come mi è toccato sentire dal Professore in Tv (cito a memoria): “….noi non siamo politici di professione.

Siamo persone che vedono la città al disastro. Il nostro intendimento è prenderla in mano, raddrizzarla, per poi restituirla alla politica…” Quanta presunzione! Io non proseguirò oltre una polemica che ho aperto solo a causa di calunnie a cui ora si sommano sgangherate invettive, di cui Melone si fa portatore. Se è questa la sua campagna elettorale prosegua pure. Chiami pure ragionamenti il suo modo di manovrare il fango, chiami pure analisi le mosce enunciazioni basate sui precotti propinatigli dai suoi sodali.

Ma gli consiglierei, di occuparsi, piuttosto che di calunnia e diffamazione, dei suoi avversari e di adeguati approfondimenti della storia della mia amministrazione e di quelle che l’hanno preceduta. Altrimenti il misero 5% concessogli dai sondaggi cosa diventerà? Lo dico con rammarico perché non ho maggior considerazione, come ho spiegato, di quant’altro è in campo, ma credo che neppure l’insperato apporto di qualche stella filante, staccatasi dal corso dominante della galassia ex-Petteruti, possa fare il miracolo di risollevare una sorte segnata.

E per finire in termini di ruggiti, ragli e bestiari dico che, così stando le cose torna alla mia mente il Leone vecchio, dal quale mi discosto per essere in ottima forma, e al suo “quod ferre cogor…”, con quel che precede e segue. Il sentimento persiste: pietà, appunto, non “pietas”.

NICODEMO PETTERUTI

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