Cacciola a Petteruti: “Quanti perfetti e inutili buffoni”

di Redazione

Ciro CacciolaCASERTA. Le regole della comunicazione politica suggerirebbero di non replicare all’ennesimo scritto del signor Petteruti che da settimane cerca disperatamente una ribalta, un proscenio, fosse persino la panchina di un parco da cui far sfoggio del suo eloquio inutilmente ridondante e palesemente vuoto di senso.

E’ evidente, infatti, che Petteruti è un signore in cerca di visibilità, frustrato dal suo fallimento come uomo politico, cacciato dal comune di Caserta prima della scadenza, ultimo nei sondaggi del sole 24 ore sui sindaci di tutta Italia (sic!) per popolarità e gradimento. Uno che cerca di alleviare il suo livore e il suo velenoso rancore attraverso una ossessiva e patetica grafomania, barocca come si addice a chi rimugina per ore e ore ciò che lo tormenta ormai da qualche mese.
E’ indubbio che Petteruti sia passato alla storia come il peggior sindaco di Caserta, uno dei pochi casi di sindaco non ricandidato dopo il primo mandato, autore, peraltro non solitario, di uno dei maggiori disastri amministrativi della storia della città di Caserta, incapace di tenere la guida del comune che guidava. Pronto alle più inenarrabili trattative (quante nottate a casa del consigliere Corvino, vero sig. Petteruti?!) pur di salvare per qualche mese ancora la poltrona, avendo già capito che per il disastro compiuto e per il trasformismo dimostrato in corso d’opera, la sua ricandidatura non era nemmeno proponibile al più marginale degli alleati. E avendo capito che, persa la tutela del suo santo protettore, che intanto veleggiava per ambiti meno terreni della politica, la sua forza politica era pressoché vicina allo zero. Come dimostra appunto l’epilogo imbarazzante a cui è giunta la sua esperienza appena lasciato solo a sbrigare la matassa.
Se c’e un motivo per rispondere all’ennesimo esercizio di stile è perché l’occasione è troppo ghiotta per poter finalmente esprimere qualche considerazione politica più generale e mostrare con nettezza le profonde differenze dalla cultura (?) politica del sig. Petteruti. Ebbene si, riconfermo che le 300 tessere attuali del Partito Democratico di Caserta sono preferibili alle 1400 dell’era Petteruti, fatte a colpi di acquisti due x tre, lunghi elenchi troppo simili ai pacchetti di democristiana memoria della prima repubblica a cui Petteruti si è evidentemente abbeverato.
Di quei 1400 iscritti non esisteva traccia di anagrafe, non un numero di telefono, nemmeno un indirizzo per sbaglio, tutti gelosamente conservati nei cassetti delle scrivanie dei capibastone tra i quali il Pd di Caserta annoverava certamente Petteruti. Che quando ha capito che il vento cambiava e che il Pd non era più terreno di scorribande per posti e potere, alza i bagagli e con la sua corte (per giunta infedele!) di ascari trasloca in altro partito.Giusto per avere una sigla da stampare sul biglietto da visita. Giusto in tempo per tentare l’avventura con altre sigle (ahhh quante inutili anticamere fatte davanti alla porta di Di Pietro). Siamo tutti sollevati che i tentativi siano andati a vuoto miseramente.
Quanto ai dati elettorali, ringrazio la certosina pazienza dello scrivano Petteruti. La sua tabella è molto utile perché fa risparmiare tempo. Ma va integrata, se non si è in malafede. Perché a Casertacittà, come in tutta la provincia,il Pd ha privilegiato il lavoro di costruzione di una coalizione di centrosinistra, che era completamente distrutta e azzerata. Distruzione a cui Petteruti ha lavorato con particolare tenacia ed efficacia a giudicare dal fatto che dalla sua giunta avevano preso le distanze via via Italia dei valori, i socialisti, sinistra e libertà. Senza contare che alla fine gli stessi ascari che lo avevano seguito nell’API lo hanno abbandonato per candidarsi nelle fila del centrodestra.
Così come dimentica di ricordare che a Caserta Città ai 4732 voti della lista del Pd vanno sommati la gran parte dei 1301 voti della lista civica Caserta viva di chiara estrazione democratica e il cui totale non è molto distante dai 5704 voti raccolti alle regionali del 2010. Così come dimentica (ma forse è solo esercizio di malafede) che a Santa Maria Capua Vetere oltre ai 1808 voti di lista del Pd vanno aggiunti i 336 voti della lista dei giovani democratici e la gran parte dei 592 voti della lista uniti per stellato. Il totale farebbe una cifra molto vicina se non superiore ai 2419 voti raccolti alle regionali del 2010.
Semmai Petteruti dovrebbe spiegare lui (ma non lo fa) come mai dalle politiche del 2008 alle regionali del 2010, durante il suo mandato da sindaco, il Pd sia passato da 14000 e passa voti a 5704 voti. All’epoca il commissario non c’era, il Pd era guidato dal segretario Enzo Iodice che lui e il suo tutoredi Lourdes avevano provveduto a eleggere e lui era nel pieno del suo mandato da sindaco! Non lo fa perché dovrebbe ammettere che lui è stato tra i principali corresponsabili della distruzione del Pd casertano e oggi è costretto a verificare, numeri alla mano, che il Pd senza di lui e senza i suoi ascari e senza il codazzo di amministratori mantiene lo stesso consenso, che pur insufficiente, pur inadeguato è il frutto di un’ adesione al progetto democratico e non il frutto di acquisti e passaggi di pacchetti di consenso da un fronte ad un altro che puntualmente svaniscono alle prime difficoltà. Di quel consenso il nuovo Pd, liberato dalle zavorre e dalle incrostazioni del passato, non sa che farsene, perché a fronte di un’illusoria crescita dei consensi perde di credibilità e autorevolezza, di serietà e di radicamento.
Che piaccia o no all’ingegner Petteruti, il nuovo Pd sarà ricostruito su nuove basi e nuove prospettive, con un nuovo gruppo dirigente giovane e appassionato della politica e non degli intrighi di palazzo e delle insinuazioni. Quanto alle presunte mie confidenze raccolte da Petteruti, posso solo dichiarare che esse hanno un solo termine che il vocabolario italiano mette a disposizione: menzogne. Giacche io mai avrei potuto fare confidenze a Petteruti perché mi era nota, segnalatami da molti amici, la quantità abbondante di malafede e di ipocrito garbo che ne caratterizzava le sue relazioni politiche.
Il Pd di Caserta e della sua provincia è stato commissariato proprio perché personaggi come Petteruti lo avevano violentato, screditato, ridotto a arena di continui litigi e sprezzante di qualsiasi idea di proposta politica. Il lavoro che ci attende e che attenderà il nuovo gruppo dirigente eletto dal congresso provinciale sarà un lavoro duro e di lunga durata, perché al discredito e alla disgregazione non si pone rimedio con scorciatoie e con artifici.
Questo metodo appartiene al recente passato del Pd da cui stiamo faticosamente liberandoci. Purtroppo le scorie sono durevoli e le tossine lente a smaltirsi. Ma con il nuovo gruppo dirigente casertano e con i tanti giovani della provincia si potrà tornare a rendere utile il Pd, al servizio dei cittadini e non delle carriere di personaggi in cerca di poltrone.
CIRO CACCIOLA

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