Clan La Torre, revocato il carcere duro ad Angelo Gagliardi

di Redazione

 MONDRAGONE. Il Tribunale di Sorveglianza di Roma, sciogliendo la riserva dell’8 aprile 2001, ha accolto in pieno il ricorso presentato dall’avvocato Giovanni Zannini, revocando lo speciale regime detentivo del 41 bis (carcere duro) applicato ad Angelo Gagliardi da 5 anni.

La recente pronuncia emessa dal tribunale di sorveglianza di Roma segue ad altra importante pronuncia favorevole, già conseguita nella medesima materia, e cioè l’annullamento da parte della Corte di Cassazione – del ricorso presentato sempre dall’avvocato Zannini – dell’originario provvedimento di rigetto del primo reclamo proposto avverso il decreto di proroga da ultimo revocato. Gagliardi, dallo scorso 11 aprile, è tornato pertanto ad un regime detentivo ordinario, rimanendo sempre ristretto nel carcere di Viterbo. Potrà tornare a toccare con mano i propri congiunti dai quali, sin o pochi giorni fa, era diviso da un invalicabile vetro.

Gagliardi, storico appartenente al clan La Torre, risulta aver commesso numerosi omicidi per conto e sempre al fianco di Augusto La Torre. Tra questi è risultato concorrente nella strage di Pescopagano del 1990 (massacro di cittadini extracomunitari avente un movente futile e per certi aspetti paragonabile alla recente strage eseguita dal gruppo di Setola); concorrente nell’omicidio di Vittorio Boccolato, nell’omicidio Galluccio e nella maggior parte delle condotte omicidi arie poste in essere dal sanguinario gruppo La Torre. Ha preso parte, altresì, a numerosi reati estorsivi.

Emblematica è la sua partecipazione ai raid armati posti in essere nei confronti degli ambulanti del mercato domenicale di Mondragone, raid armato che poi determinò gli ambulanti a pagare per oltre un decennio la tangente domenicale agli esponenti del clan La Torre. In tutti i processi che lo vedevano imputato di concorso in omicidio non è stato mai condannato ad una pena inferiore ad anni 24 per reato.Gagliardi, nonostante la partecipazione a numerosi omicidi ha, in tal modo, evitato l’ergastolo.

Attualmente è imputato di partecipazione al clan La Torre fino al mese di dicembre del 2002, processo in corso innanzi al tribunale di Santa Maria che vede fissata la prossima udienza per il 13 maggio prossimo quando dovrà continuare l’esame e il controesame del carabiniere Iadevaia all’epoca in servizio presso il nucleo operativo del comando provinciale di Caserta.

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