Vertenza Enertrade, il Tar dà ragione al Comune di Marcianise

di Redazione

Tar NapoliMARCIANISE. Con una sentenza diversa rispetto all’orientamento giurisprudenziale consolidato nel tempo, il Tar della Regione Campania ha ordinato perciò la rimozione, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti insistenti sull’area dell’Enertrade, …

… respingendo così il ricorso presentato dal curatore fallimentare in opposizione all’ordinanza n.56 del 2010, promulgata dal sindaco Antonio Tartaglione. Nella vertenza scaturita, il Tar non solo ha dato ragione al Comune, difeso dall’avvocato Tina Petitt, ma ha ritenuto inapplicabile il modus operandi solitamente adottato, che prevede che sia l’Ente a bonificare il sito inquinato, agendo in danno dei soggetti obbligati, salvo poi provvedere al recupero delle somme anticipate. Stavolta dovrà essere la curatela fallimentare a compiere le summenzionate operazioni, caricandosene le spese. Questi i fatti.

A seguito di un sopralluogo effettuato presso l’area dell’Enertrade, unitamente a personale dell’Ufficio Ambiente, la polizia municipale vi rinveniva cumuli di detriti di scarti industriali e rifiuti vari. In quel momento, l’azienda era già in stato fallimentare ed era sotto la legale responsabilità del suo curatore fallimentare. Alla luce di quanto rilevato dai vigili urbani, il primo cittadino emetteva un’ordinanza nella quale, si richiedeva al curatore della Enertrade s.r.l di rimuovere i rifiuti abbandonati nell’ ex-opificio, di avviarli al recupero o allo smaltimento, e di compiere ogni azione di bonifica del sito.

Dal canto suo, il curatore si era opposto, sostenendo l’assenza di una sua diretta responsabilità nella vicenda, nonché l’impossibilità materiale, giuridica ed economica di adempiere alle prescrizioni dell’ordinanza sindacale. La linea difensiva adottata dall’avvocato Concetta Petitt quale legale dell’Ente Comunale è stata quella di sostenere che la Curatela Fallimentare fosse l’unico soggetto ad essere legittimato passivo dell’impugnato provvedimento, in quanto aveva l’amministrazione del patrimonio fallimentare della ditta dichiarata fallita, ed era perciò tenuto al mantenimento dello stato di conservazione in cui si trovavano i beni presi in consegna, mantenimento evidentemente disatteso. Si è perciò generata una situazione di degrado che ha compromesso gravemente l’incolumità pubblica. Orbene, il Tar nel pronunciarsi definitivamente su tale vicenda accoglie la linea difensiva sostenuta dall’avvocato Petitt.

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