Strage di Erba, Azouz: “Olindo e Rosa forse innocenti”

di Emma Zampella

 COMO. La strage di Erba, quella che ha visto la morte di Raffaella Castagna e del piccolo Yousef, potrebbe avere dei nuovi risvolti prima dell’apertura del processo in Cassazione.

A lanciare la notizia è il marito della vittima, Azouz Marzouk, nonché padre del bambino coinvolto nella strage che, ai microfoni di “Quarto Grado”, la trasmissione di Salvo Sottile in onda venerdì sera su Rete4, ha così dichiarato: Se venisse confermata la condanna dei due coniugi, Olindo Romano e Rosa Bazzi, vorrebbe dire che giustizia non è stata fatta. Deve essere riaperto il caso e approfondire di più l’indagine”. Una dichiarazione che sconvolge e che ha mosso non poche polemiche anche da parte degli stessi familiari della Castagna. Azouz, che è stato intervistato in Tunisia, chiede che siano fatte “indagini più approfondite, coinvolgendo tutte le persone che hanno partecipato all’omicidio. Io sono contento per quello che sto dicendo – aggiunge – almeno avrò la coscienza pulita”. Secondo il tunisino infatti nell’indagine manca qualcosa. In carcere – prosegue – ci sono due persone forse innocenti, forse colpevoli”.

Azouz non può più tacere: “Il processo deve ripartire da zero. Purtroppo devo parlare di quello che sta per accadere il tre maggio, devo essere convinto, devo rimanere in pace. Questo secondo me è un mio aiuto per le alte autorità dello stato, che sono la Cassazione e hanno l’ultima parola loro. Spero che arrivi loro questo messaggio e in base a questo messaggio e altre carte che hanno sottomano decidano quello che è meglio fare”. Quindi se la richiesta di Azouz Marzouk dovesse essere accolta si potrebbero avere dei cambiamenti rispetto a quanto era stato imputato per i coniugi Romano in primo e secondo grado, procedendo addirittura ad un rifacimento del processo. Il tunisino ha comunque chiesto di partecipare all’udienza della Suprema Corte e per questo ha presentato istanza per tornare in Italia, Paese dal quale è bandito per un suo precedente penale per traffico di droga. ovviamente le dichiarazioni rilasciate ai microfoni di “Quarto Grado” e anticipate dal quotidiano “Il Giornale” non sono piaciute ai familiari di Raffaella Castagna tanto che il fratello, Giuseppe Castagna, ha così criticato la posizione assunta dal tunisino: “Sono strategie fatte per riportare il caso alla ribalta e far parlare della vicenda, ma sono sicuro che la Cassazione confermerà la condanna di primo e secondo grado”.

Ma le dichiarazioni rilasciate da Azouz non sembra siano prive di fondamento: quando il tunisino parla di un processo da rifare riconsidera la dinamica della strage e dichiara che “bisognerebbe ripartire da zero. Il primo punto che mi fa pensare è quello schizzo di sangue che c’è nella porta posteriore dell’ingresso della casa, dove c’è il sangue di Raffaella che è stata colpita all’inizio da una persona che c’è già dentro”. Quanto a suo figlio Yousef, ucciso nella strage, ammette che il piccolo doveva conoscere il suo assassino. “La persona che ha indicato questa persona (il tunisino che è andato a trovare i suoi genitori, ndr) ha confidenza con Yousef. Lo conosce benissimo”. Alla domanda del perché non avesse mai parlato prima di questi dubbi legati alla strage risponde così Azouz: “Per non arrivare farmi buttare fango addosso che ne avevo già abbastanza. Ma purtroppo devo parlare di quello che sta per accadere il tre maggio, devo rimanere in pace; un rispetto anche nei confronti del signor Frigerio di stare zitto perché se parlavo poi lui poteva dire “questo mi dà del bugiardo”(…) Però non ce la faccio più ad aspettare che magari accada lo sbaglio”. E di Olindo e Rosa dice: “Prima andavo lì sicuro e dicevo “i mostri di qua e di là”. Poi non ho mai più detto nulla su di loro. Forse innocenti come forse colpevoli è meglio riaprire il caso. Se dovessero confermare la condanna all’ergastolo per Rosa e Olindo, con tutti questi elementi, giustizia non sarebbe fatta. Spero tanto che questo messaggio arriverà ai giudici della Cassazione. (…)Però se il lavoro è stato fatto male all’inizio, le conclusioni saranno peggiori”.

Il tunisino esclude la pista della vendetta legata agli ambienti criminali perché “dove abita mio fratello – dice il tunisino – e i miei parenti c’erano altri due bambini e allora potevano colpire anche i miei nipoti, questa pista non ha senso, è inutile si stanno arrampicando sugli specchi, è assurda. Questo fa male alla mia dignità, alla mia persona, ho perso dei miei familiari e vogliono farmela pesare anche che è stata colpa mia che sono stati ammazzati, è questo il punto. Dobbiamo essere delle persone intelligenti a trovare le piste, non dobbiamo cadere nello stesso sbaglio. (…) Quando si tratta di accusare un immigrato, me che sono innocente che non faccio parte né di polizia né di giustizia e non me intendo, la prima cosa che faccio quando si tratta di un immigrato, bastano due telefonate una all’aeroporto e una al porto, le vie di uscita”.

E al giornalista che gli rammenta come il giorno dell’omicidio il signor Castagna era convinto che potesse essere stato lui, Azouz risponde in questo modo: “Quel giorno lì me lo ricordo bene, lo avevo chiamato che erano le sette del mattino per chiedergli che cosa fosse successo perché io l’ho saputo alle quattro e mezza del mattino, non lo ho saputo direttamente che cosa era successo, era una storia lunga, hanno detto che hanno fatto un incidente, qua e là che hanno arrestato mio fratello e mio cugino perché pensano che fossero stati loro ad andarli a colpire con il mio furgone che era incidentato… tutto un casino… per farmi arrivare la notizia piano piano, non mi hanno detto che mia suocera è morta però mia moglie e mio figlio sono in pericolo, di qua e di là… mi hanno detto alla fine se vuoi saperlo proprio che cosa è capitato accendi la tele e vedi. L’ho visto che erano le sei del mattino su Tg5. Lo chiamo e gli dico cosa è successo, lui lo sapeva che ero qui in Tunisia perché Raffaella glielo aveva detto, e mi dice vieni che nessuno ti fa niente ma dove sei? Gli rispondo dove devo venire che sono in Tunisia, lui in quel momento trova anche la scusa, perché avrà pensato se il procuratore generale l’ha detto sicuramente lui probabilmente è tornato e l’ha fatto. Seconda la notizia era talmente pesante che lui non ragionava più».ei il 26 novembre 2008, in aula, aveva accennato ad una persona che aveva fatto visita in Tunisia, ai suoi genitori. Poi, interrogato dal giudice, ha rinunciato a dire cosa aveva raccontato quello sconosciuto a suo padre e sua madre. Ci conferma che questo episodio è accaduto veramente?(…)Mio papà non aveva negato che questa persona fosse arrivata. Quanto all’accaduto, c’era questa persona che è venuta a parlare con loro e gli ha detto: ‘Guardate che qua vi stanno portando sulla strada sbagliata’”.

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