Lassini: “Rinuncio alla campagna elettorale”

di Redazione

Roberto LassiniMILANO. Roberto Lassini si dimette e confessa: “È vero, nei manifesti che ho fatto c’erano le stesse cose già dette da Berlusconi”.

“Chiedo scusa anche ai giudici – ammette su Radio24, al termine di una giornata per lui molto impegnativa,- ma io sono piccolo piccolo… Pensate che quando ero in carcere mi chiamavano il tangentopolino, ero il sindaco del quinto raggio”. Un’ora prima, in una improvvisata conferenza stampa Lassini dà alla stampa l’annuncio: “Ho consegnato le mie dimissioni irrevocabili dalla lista del PdL nella mani del coordinatore regionale, Mario Mantovani“. Lassini cede alle pressioni crescenti del suo stesso partito, il Pdl, perfino del coordinatore regionale Manotovani che fino a ieri lo aveva difeso. Dopo aver confessato la propria responsabilità nella stampa e affissione di manifesti anti pm, il problema politico era diventata la sua candidatura al consiglio comunale. Con le polemiche crescenti, che hanno coinvolto anche istituszioni come il Quirinale e il presidente del senato, il suo nome era diventato troppo ingombrante. Così nella serata di martedì ha comunicato la propria decisione di ritirarsi dalla competizione elettorale per il consiglio comunale di Milano. La lista, tecnicamente, non può essere modificata: gli elettori troveranno il suo nome insieme a quello degli altri candidati. Ma l’annuncio di oggi incide sulla sua eleggibilità: in pratica., se anche avesse i voti per entrare in consiglio comunale, la sua rinuncia di oggi significa che al suo posto entrerebbe il candidato immediatamente seguente nelle preferenze.

LETTERA A NAPOLITANO.Lassini ha anche deciso di scrivere una lettera di scuse al presidente della Repubblica che aveva stigmatizzato i manifesti con la scritta Fuori le Br dalle Procure. “Le parole da Lei espresse in merito alla nota vicenda dei manifesti affissi a Milano – ha detto Lassini leggendo la lettera inviata al Capo dello Stato – mi hanno profondamente toccato”. “Non lo dico – ha proseguito – per compiacerLa nè per riscattarmi, ma perché condivido l’attaccamento allo Stato e il rispetto delle istituzioni democratiche da Lei richiamati”. Lassini nella lettera ha spiegato di rendersi conto solo adesso che “il messaggio espresso in quel manifesto, da me in qualche modo patrocinato, tradiva una rabbia personale con cui ho convissuto per anni e non teneva in giusta considerazione il dolore di altri italiani e l’attacco non voluto al nostro Stato”.

LA RINUNCIA.“Rinuncerò alla campagna elettorale” ha poi detto il candidato del Pdl alle comunali di Milano. Il presidente del Senato, Renato Schifani, che ha definito la rinuncia di Lassini una “scelta giusta”, aveva in precedenza invitato il partito “a prendere le distanze, senza se senza ma”, dall’autore dei manifesti. Ferma anche Letizia Moratti: “La mia candidatura è incompatibile con quella di Roberto Lassini”, aveva detto il sindaco, rinforzando la sua richiesta di un passo indietro dell’ex sindaco di Turbigo.

MANTOVANI.Mario Mantovani, senatore e coordinatore regionale lombardo del Popolo della Libertà, aveva trasmesso a Lassini una lettera che chiedeva il ritiro dalle liste elettorali e “una riflessione politica” dopo il clamore suscitato dai manifesti “Via le BR dalle Procure”. “Sono a chiederLe ufficialmente il ritiro della sua candidatura presso la Segreteria del Comune di Milano”, era il contenuto della lettera. “Quella da lei intrapresa non è la strada giusta e la provocazione da lei promossa, facendo riferimento alle BR, risulta essere inaccettabile e pertanto da respingere fermamente: noi siamo per la libertà e per il rispetto assoluto della persona e riteniamo che sia il confronto democratico l’unica sede per far vincere le nostre idee e realizzare le nostre speranze”. “Sono certo – prosegue la lettera – che anche lei concorderà con questa tesi e per questo sono a chiederle ufficialmente il ritiro della sua candidatura presso la segreteria del Comune di Milano. Glielo chiedo a nome del coordinamento lombardo e cittadino del Popolo della Libertà”. Già lunedì Mantovani, dopo il suo incontro ad Arcore con Silvio Berlusconi, aveva annunciato la lettera ufficiale del Pdl. “Comprendiamo il profondo disagio per aver subito, da innocente – gli ha scritto Mantovani -, una dolorosa carcerazione preventiva. Lei certamente sa come nel nostro Paese, prima Forza Italia ed ora il Popolo della Libertà da anni si impegnano, a fianco del Presidente Berlusconi, per attuare una vera riforma della giustizia a favore dei cittadini – ha aggiunto il coordinatore -. Ma quella da lei intrapresa non è la strada giusta”. E infine la richiesta: “Sono certo che anche lei concorderà con questa tesi e per questo sono a chiederle ufficialmente il ritiro della sua candidatura presso la Segreteria del Comune di Milano”.

PISAPIA: CHIARE LE RESPONSABILITÀ DEL PDL.”Letizia Moratti non poteva fare altro che affermare l’ incompatibilità della sua candidatura con quella di Lassini e con i messaggi lanciati attraverso questa campagna diffamatoria le cui responsabilità sono ormai evidenti” ha detto il candidato sindaco di Milano per il centrosinistra Giuliano Pisapia a proposito delle affermazioni di Letizia Moratti sulla sua incompatibilità con Lassini. “Lassini non è un isolato, c’è una strategia politica incompatibile con la democrazia – ha aggiunto . È ormai evidente che non si tratta dell’iniziative di un singolo ma di una strategia che va avanti da mesi, sono chiare le responsabilità politiche dei vertici del Pdl locale e non per un messaggio rivolto a delegittimare la magistratura e avvelenare la campagna elettorale”.

FERRARA.In serata poi l’affondo di Giuliano Ferrara, che nel corso di “Qui Radio Londra” su Rai1 si è rivolto direttamente al Capo dello Stato. Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non può “ignorare” lo “spirito di eversione politica” in atto contro “un governo liberamente eletto”. “Presidente Napolitano – ha esordito Ferrara -, lei fa bene a prendersela con il manifesto” anti-magistrati affisso nei giorni scorsi a Milano, “fa bene a essere intransigente quando si tratta di difendere l’onorabilità della magistratura. Ma lei è garante verso tutti i cittadini” e dunque “non può ignorare un fatto acclarato, roccioso: è in atto un insieme di comportamenti eversivi dello stato diritto, dell’ordine costituzionale, di una Repubblica ben ordinata”. “I magistrati – ha spiegato Ferrara – fanno comizi in piazza per attaccare preventivamente leggi di riforma della Costituzione portate in Parlamento da una maggioranza regolarmente eletta. Un magistrato ai vertici dell’associazione di categoria dice che la maggioranza è moralmente delegittimata a governare. L’ex deputato Asor Rosa chiede che con un’azione di forza vengano congelate le Camere con l’aiuto di polizia e carabinieri”. Tutti segnali, a giudizio del giornalista di “uno spirito di eversione politica” che punta a “rovesciare un governo liberamente eletto”.

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