Triplice omicidio, rinviato a giudizio il figlio di “Sandokan”

di Redazione

da sin. Nicola e Francesco SchiavoneCASERTA. E’ stato rinviato a giudizio davanti alla corte di Assise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Nicola Schiavone, 33 anni, primogenito del boss del clan dei Casalesi, Francesco Schiavone detto “Sandokan”.

E’accusato di aver ordinato il triplice omicidio di Giovanni Battista Papa, Modestino Minutolo e Francesco Buonanno, uccisi l’8 maggio del 2009 nelle campagne di Villa Di Briano, nel casertano. I corpi di Papa e Minutolo vennero trovati dagli agenti della squadra mobile di Caserta dieci giorni dopo la scomparsa delle vittime, nei campi tra Frignano, Casaluce e Villa di Briano, mentre quello di Buonanno qualche giorno dopo dai carabinieri, sepolto sotto la scarpata della superstrada Nola-Villa Literno, all’altezza dell’uscita di Casal di Principe, con tre colpi di pistola alla nuca e con il cranio spaccato da un colpo d’ascia.

Con Nicola Schiavone a giudizio anche Francesco Barbato, accusato di aver partecipato al triplice omicidio, mentre altri tre imputati, Salvatore Laiso (oggi collaboratore di giustizia), Carmine Morelli e Francesco Della Corte hanno chiesto il giudizio immediato.

Il processo per il figlio di Sandokan inizierà il prossimo 15 giugno, davanti alla prima sezione della corte di Assise di Santa Maria Capua Vetere. I pm dell’accusa sono Giovanni Conso, Cesare Sirignano e Antonello Ardituro della Dda di Napoli. Nicola Schiavone finora è stato condannato per intestazione fittizia di beni a due anni e mezzo.

Papa,Minutolo eBuonanno, tutti diSanta Maria la Fossa erano deditiad attività estorsive nell’ambito del gruppo derivato dalla vecchia fazione Bidognetti, capeggiatoin quelperiodo da FrancoLetizia, considerato l’erede di Giuseppe Setola e arrestato il 19 maggio 2009. Estorsioni mal tollerate, però, da altre famiglie del clan dei Casalesi, come gli Schiavone,in quel momento prevalenti. In particolare, avevano chiesto somme di denaro ad un’impresa casearia riconducibile alla famiglia Schiavone, agendo d’intesa con esponenti dell’ala bidognettiana.

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